«Qui in casa nostra non ce n’è per nessun avversario. L’abbiamo dimostrato una volta in più. Se vuole, questa squadra sa essere davvero pungente e superare qualsiasi tipo di ostacolo, anche quando si trova di fronte alle difficoltà. Siamo stati bravi, pungenti, stoici. Non abbiamo permesso loro di rialzare la testa, anche quando avrebbero avuto tutte le ragioni per farlo e, alla fine, abbiamo meritatamente festeggiato».
Basterebbero unicamente le parole di Mauro Fresa, condottiero ravennate dell’
Europea 92 per spiegare l’ennesimo successo delle pentre tra le mura amiche contro un’avversaria, la Virtus Roma, di quelle deputate a recitare un ruolo non marginale di qui alla fine della stagione nei play off.
Ma di fronte al caldo (meteorologico ed ambientale) del Palasport di via Giovanni XXIII (la torcida del capoluogo è stata ancora una volta semplicemente encomiabile), le ragazze di Cristofani si sciolgono come neve al sole e, nei primi due set, si recita a parti invertite. Ossia sono le europee ad avere il piglio e la caparbietà di una vicecapolista, mentre le capitoline sembrano piuttosto una compagine frastornata ed in lotta per uscire dalle tenebre di un vicolo cieco.
Fresa le indovina tutte e l’avvio di Isernia è memorabile. Wagner e
Grando perforano con regolarità per vie centrali e su fast (la friulana chiuderà la serata col 67% di positività a rete su 15 colpi!), Mari si trova a dover gestire una ricezione non proprio ortodossa (le pentre mandano in tilt prima Borrelli, poi Quaranta e, infine, soprattutto Kratseva, per lei – libero – solo il 36% di perfezione) e così passano pochi minuti dall’avvio che già Cristofani prende a guardare perplesso la panchina, ritrovandosi a chiedere time-out già sul 6-2.
Si procede a strappi con Roma che rientra in carreggiata ed Isernia pronta ad allungare e dare lo scossone definitivo dopo il secondo time-out tecnico (dal 16-13 al 23-17). Le capitoline si perdono tra pallonetti e colpi al bacio. Wiegers gioca d’astuzia con il muro piazzato ospite e dietro Golinelli si erge a superwoman andando a riprendere tutte le conclusioni sporcate dal muro giallorosso e rimandate nel campo di Isernia.
Sono passati ventidue minuti quando il tabellone luminoso segnala l’uno a zero in conto set per le europee. Che spingono ancora sull’acceleatore, nonostante Roma provi a rimanere in partita durante il secondo parziale. Moncada invita le laterali a nozze. Sofia Arimattei fa fischiare il pallone sul mondoflex, così come Zanolla è capitan coraggio. Può essere murata o contenuta, ma sul pallone successivo astuzia e scaltrezza sono da applausi (i pallonetti e le diagonali strette della bionda laterale sono da applausi a scena aperta). E, quasi chiamata a mettere una firma tangibile sulla salvezza matematica del proprio team, è l’emiliana a firmare gli ultimi due punti del parziale (quelli ciè del 24 e del 25 a 19). Nel frattempo, Cristofani prova a far rifiatare Borrelli, dando spazio a Giovannini.
Nel terzo set il trainer capitolino prova la mossa a sorpresa. Fuori una Mari irriconoscibile, dentro Giorgia Tanturli, anima di questa squadra sin dai tempi del Casal de’ Pazzi. L’innesto della regista capitolina rinvigorisce le romane. Che tengono botta alle pentre sia in occasione del primo che del secondo tempo tecnico (8-7 e 16-15). Poi, sui turni al servizio di Musti De Gennaro e Quaranta, le virtussine scavano quel break in cui l’Europea 92 finisce per perdersi con troppi errori (le espressioni di Fresa sono il segno eloquente di un pausa per nulla gradita).
Tuttavia, i parziali provenienti dagli altri campi consegnano già da tempo la salvezza matematica alle europee. Ma le pentre vogliono fare un ulteriore regalo ai tifosi. Così dal 5-8 del primo time-out tecnico, man mano la squadra viene fuori, si appoggia sulle ali della rondine (alias capitan Zanolla) e sulla voglia di tutte le altre giocatrici in campo (Spataro chiamata in causa per il muro è il miglior segnale di un intero complesso sul pezzo), sogna ad occhi aperti con Wiegers e chiude con un fendente velenoso di Sofia Arimattei. Che, da un quasi scudetto con Jesi regala una sorta di tricolore (una salvezza a un certo punto insperata) ad un ambiente pronto a riversarsi in campo e festeggiare assieme alle proprie beniamine.
Ora l’Europea 92 ha scavalcato anche il Castellana Grotte ed è decima in graduatoria. Ed il perfezionista Fresa una simile cifra tecnica vuol conservarla. Anche domenica prossima a Piacenza.