Negli ultimi mesi se ne è stato zitto, senza replicare alle varie prese di posizione uscite sulla stampa, per quanto pesanti queste potessero essere. Ma adesso, dopo l’ennesima pioggia di accuse infondate, il presidente del gruppo Vicenza Volley Giovanni Coviello ha deciso di mettere in chiaro alcune cose sulla vicenda relativa alla gestione del palasport cittadino, alla convenzione che la regola e all’”esilio forzato” della squadra di A1 ad Imola.
Lo fa basandosi su fatti e documenti, e partendo da una premessa necessaria. “Giusta o sbagliata che sia, c’è una regola secondo la quale entro le ore dodici del 2 luglio 2007 doveva essere consegnata tutta la documentazione per l’iscrizione al campionato. Tra i documenti richiesti, ce ne deve essere uno che attesti la disponibilità e l’agibilità del campo di gioco. E questo documento è, insieme ai bilanci approvati anche dal collegio dei sindaci e alle fideiussioni, una condizione essenziale per l’ammissione al campionato: senza di quello non ci si può iscrivere. E non essere ammessi al campionato significa fallire”.
Nonostante il 2 luglio, da parte del Comune, non fosse arrivata né la certificazione della disponibilità né dell’agibilità, il Vicenza Volley ha comunque presentato l’iscrizione indicando Vicenza come proprio campo di gioco, e Imola come terreno di riserva, con il risultato di essere inizialmente escluso dal campionato, proprio per l’indisponibilità dell’impianto di via Goldoni (la squadra è stata poi facilmente riammessa qualche giorno dopo).
Questo per dimostrare che l’intenzione di restare a Vicenza, da parte del Vicenza Volley, c’era tutta. “In un incontro in assessorato del 5 aprile scorso – continua Coviello – abbiamo chiesto di accelerare i lavori, perché quest’anno il campionato sarebbe iniziato già in ottobre. Ci è stato risposto che sarebbe stato difficile, ma che avrebbero verificato la fattibilità della cosa e ci avrebbero fatto sapere. Da quella volta nessuno ci ha più richiamato. Anzi, qualche giorno dopo ci è arrivata una lettera dal Comune che ci intimava di lasciare libero il palazzetto tassativamente entro il 30 aprile. Questo nonostante il bando per l’assegnazione dei lavori scadesse solo il 2 giugno, e l’apertura delle buste non fosse prevista prima dell’8 giugno. Questo ci ha costretto a cercare un altro campo, con tutti i costi che questo comporta, anche per le partite di playoff e di Coppa di Lega della scorsa stagione, che con un po’ di disponibilità avremmo potuto giocare a Vicenza”.
Detto questo, si può capire lo sconcerto di fronte a dichiarazioni come quelle rilasciate dall’assessore allo sport del Comune di Vicenza Gianfranco Morsoletto in un’intervista dell’11 settembre in cui affermava: “Adesso che tutto è a posto, l’A1 se l’è squagliata”. La squadra di A1 non se l’è squagliata: ha dovuto cercare un altro terreno di gioco, contrariamente alla propria volontà, perché non era rimasta nessuna altra alternativa. “Faccio solo notare – puntualizza Coviello – che Morsoletto diceva in settembre che al palazzetto era tutto a posto. Siamo al 9 novembre, e il palazzetto è ancora chiuso”.
Coviello replica poi anche alle nuove dichiarazioni dell’assessore Morsoletto sulla convenzione per la gestione del palasport. Rispondendo ad un’interrogazione in consiglio comunale, l’assessore parla di una convenzione che penalizza chi, “pur militando in serie inferiori, ha tutti i diritti di avere un impianto dove svolgere attività agonistica”.
Coviello puntualizza: “Noi abbiamo 2 squadre in serie B1, due squadre in serie D, una in seconda divisione e una in terza divisione. La nostra B1 maschile martedì è costretta ad andare ad allenarsi a Cogollo del Cengio perchè non ha altri impianti, la B1 femminile gioca in palestre con il fondo in cemento, con tutti i disagi che ne derivano. Mi auguro che nel computo effettuato dal Comune rientrino anche queste sei squadre, e non aggiungo volutamente la altre sei squadre del settore giovanile, che giocano giustamente nelle palestre”.
Ma non è tutto qui. Il patron del Vicenza Volley continua citando proprio la convenzione con il Comune che, all’articolo 7. dice: “L’impianto, inoltre, potrà venire messo a disposizione di altri sodalizi, compatibilmente con l’attività pallavolistica della società concessionaria. In tal caso sarà l’Amministrazione Comunale che vaglierà le richieste d’uso del palazzetto dello sport, prevedendo al rilascio delle relative autorizzazioni”. Quindi, sottolinea Coviello, il palasport è già a disposizione anche di altre squadre. “Ma nessuno, in questi due anni, ci ha mai chiesto la disponibilità per altre squadre, non è accaduto una sola volta. Mi chiedo come mai. Forse, ed è la cosa che spero, sanno che abbiamo tante squadre e che sarebbe difficile trovare altri spazi. Oppure, seconda ipotesi, si sono dimenticati di quello che loro stessi hanno scritto. O, terza ipotesi, lo fanno per metterci in cattiva luce. Perché alla fine da tutti questi discorsi viene fuori che noi siamo quelli che tolgono spazio agli altri”.
Nello stesso intervento, Morsoletto afferma poi che l’impossibilità di utilizzare il palasport anche per discipline diverse dalla pallavolo “comporta un aggravio di spese dovendo ricorrere ad impianti privati, ove le tariffe orarie per allenamenti sono ben più alte di quelle praticate dal Comune, con la conseguenza che la differenza è a carico dei modesti fondi a disposizione dell’assessorato ai servizi sportivi”.
Anche qui la risposta di Coviello è affidata ai fatti: “Quest’anno l’unica società a cui il Comune paga gli allenamenti, e lo fa giustamente, è la Trasteverina. Sono due allenamenti a settimana al Centro Sport Palladio, al costo di 45 euro all’ora. In totale fanno quindi 90 euro ad allenamento, e 180 euro alla settimana. Più altri 500 euro quando ci sono le partite. I costi aggiuntivi sono quindi di 180 euro a settimana: ma se il Comune utilizzasse il palasport per quegli allenamenti, pagherebbe ben di più. Qualche anno fa il palasport costava 60 euro all’ora, e adesso le tariffe sarebbero ancora più alte. In ogni caso, se un contributo di 180 euro alla settimana è eccessivo, bastava accelerare i tempi per i lavori al palazzetto, e la cosa si sarebbe potuta evitare. Quando si è iniziato a studiare i lavori di restauro, noi abbiamo portato all’assessorato i dati del nuovo palazzetto dello sport costruito a Napoli, dove con poco più di un milione e mezzo di euro si è costruito, in cento giorni, un impianto da circa 4 mila posti. E abbiamo anche portato un preventivo, firmato da un architetto specializzato in impiantistica sportiva che ha lavorato anche per le Olimpiadi Invernali di Torino, in cui si parlava di una spesa complessiva di 250 mila euro, riscaldamento escluso. Ma nessuno ci ha ascoltato”.
E sempre sul capitolo costi, Coviello aggiunge: “Da quanto viene detto, sembra che a noi il Palasport sia regalato. Vorrei ricordare che la maggior parte dei costi sono a carico nostro: il personale lo paghiamo noi, la custodia la paghiamo noi, la prevenzione anti-incendi durante le partite la paghiamo noi, i consumi oltre una certa quota, che è a carico del comune, li paghiamo noi. Perché nessuno ne parla mai?. L’assessore dice che erano disposti a pagarci un contributo per le trasferte in un altro impianto fintanto che il palasport era chiuso, ma anche questo non è vero: ci avevano fatto questa proposta per il finale di stagione dell’anno scorso, non per questo campionato. E ci hanno offerto una cifra tra i 1000 e i 2000 euro, che non sono mai arrivati e che sono comunque ridicoli rispetto ai costi che abbiamo sostenuto per spostare a Imola la squadra e tutte le strutture”.
La conclusione non può che essere amara. “Nessuno mi ha chiesto di riportare a Vicenza la A1, né ha chiesto informazioni sul se e quando torna. A quanto pare a Vicenza è meglio non fare nulla, altrimenti si dà fastidio”.