Nuvolì Altafratte Padova
22/11/2024
Ultima gara interna, la Nuvolì ospita Offanengo
Domenica la formazione padovana chiude gli impegni interni del girone d’andata in un palazzetto ancora imbattuto. Claudia Talerico: Testa al campio...
LeggiHo il piacere oggi di ospitare in questa mia rubrica, Imma Sirressi l’unica atleta santermana presente nel roster della squadra di A1 della Tena Volley Santeramo. Il frutto genuino della Murgia. Colei che, con i suoi 17 anni, rappresenta il presente, ma anche il più roseo futuro di una città che di pallavolo si nutre tutti i giorni: dal caffé del mattino, fino alla buonanotte della sera. La pallavolo per Imma ha rappresentato i “plasmon”. Con il pallone di volley tra le mani ha emesso il primo vagito. Mamma Chiara, infatti, l’ha concepita quando ancora giocava nel Matera, in serie A. Smessi, poi, i panni di atleta è diventata la sua prima allenatrice.
Imma Sirressi però, devo dirlo e ne sono testimone, non è mai stata agevolata in alcun modo rispetto alle proprie compagne; non ne aveva alcun bisogno, perché, sin dai primi passi, lei e la pallavolo, sono stati un’unica cosa. Il suo talento è sempre stato accompagnato dalla tenacia, dalla passione, dalla forza di sopportare con naturalezza qualsiasi sacrificio, vivendo le sue grandi gesta, sin dalle giovanili, con la massima “umiltà”. Imma ha saputo pazientare, pur avendo tutto chiaro in testa, su quello che voleva fare da grande. Ha saputo attendere il treno giusto che la portasse a vestire maglie importanti ed esordire in A1, a soli 15 anni, sempre con la consapevolezza di non essere mai arrivata. Il suo futuro, sperando che sia “azzurro”, deve ancora scriverlo: forza Imma, Santeramo è con te!
– Avevi la possibilità in questa stagione di giocare sin da subito titolare in A2, ma hai scelto di rientrare nella tua città natale, perché?
Perché ho la fortuna di avere la squadra della mia città nel massimo campionato italiano e di poter ancora maturare con essa dopo aver fatto un anno in Club Italia. Qui a Santeramo vi è la mia famiglia, il mio pubblico e posso vestire i colori della mia città, maturando di fianco ad uno staff tecnico e giocatrici che possono insegnarmi ancora tanto.
– Ti sei pentita di aver fatto questa scelta?
Certo che no! Qui a Santeramo ho mosso i primi passi e qui voglio ancora, per questa stagione, fare ulteriori passi in avanti. Ad inizio stagione non mi sentivo ancora pronta di giocare lontano da casa. Ma sento che sto crescendo e maturando tanto. Oggi sono felice di essere qui a Santeramo e mi piacerebbe con la squadra della mia città puntare in futuro a grandi traguardi importanti.
– Hai solo 17 anni, ma ogni volta che scendi in campo nel massimo campionato italiano dimostri di avere la freddezza di una veterana. Che emozioni provi in quei momenti?
Le emozioni ogni volta sono tante e grandi, ma cerco sempre di nasconderle e pensare alla gara, altrimenti possono influire sulla prestazione in campo. Comunque fa parte del mio carattere essere un po’ fredda, soprattutto riservata, ma dentro sono fatta come tutte le altre ragazze: soffro quando sbaglio e gioisco quando faccio bene.
– Ricordi il tuo esordio in serie A? Che età avevi e contro chi hai esordito?
Ho esordito in A1 che avevo 15 anni, in Coppa Italia contro Forlì, non come libero, bensì come attaccante. Una gara che non ha avuto lo stesso sapore e la stessa emozione di quella di campionato contro il Tortolì, nella stessa stagione. Quella si che è stata una grandissima emozione, sia prima che dopo. (Lorenzo Micelli fece entrare Imma a fine secondo set, oramai compromesso dal vantaggio delle ospiti. Santeramo dallo 0-2, con Imma in campo, trovò la forza e la volontà di capovolgere il risultato a proprio favore, vincendo per 3-2. Ricordo che Imma fece una gran gara, ma soprattutto gran recuperi. Dopo uno di questi Carmen Turlea, che chiuse l’azione con un gran punto, andò ad abbracciarla in segno di ammirazione e grande rispetto).
– Prima di questa stagione, hai vissuto un anno lontano da casa, con Club Italia. Che esperienza è stata?
E’ stata una esperienza bella, anche se difficile. Un anno che mi ha fatto crescere sia dal punto di vista tecnico che caratteriale e umano. Una stagione che tanto mi è servita e che, se tornassi indietro, rifarei. Credo che Club Italia sia il luogo giusto dove far crescere e forgiare i giovani talenti.
– Sognavi sin da piccolissima di vestire la maglia della nazionale italiana. Hai conquistato per ora quella della nazionale pre-juniores: cosa si prova a vestire una maglia così importante?
Ti senti importante, perché rappresenti l’Italia, ma allo stesso tempo senti di avere addosso grandi responsabilità. Vuoi fare bene e non deludere alcuno, soprattutto vuoi non deludere te stessa. Quella azzurra è una maglia che ti obbliga a dare sempre il massimo, sia in allenamento che in gara: una maglia che devi dimostrare con i fatti di meritare. Di certo, indossarla, ti da una emozione indescrivibile.
– Per te un esordio con il premio di “miglior libero” al torneo “8 nazioni di Ginevra”, vinto dall’Italia. Quanto è stato importante per te?
Sicuramente un premio per me importante, ma non al punto di dargli troppo peso. In quella circostanza ci trovavamo di fronte squadre di media fascia, per tanto non ho potuto confrontarmi con le migliori atlete al mondo, così come successo poi ai mondiali giocati in Messico, quando figuravo alle spalle del libero della Cina, nella classifica della miglior difesa.
– Hai saltato la fase di qualificazione agli Europei, giocata in Ungheria, per via di un attacco di appendicite, ma poi vi è stato il sorriso per aver giocato gli stessi Europei e i Campionati Mondiali: come è andata?
Ricordo benissimo quando in Ungheria, durante un allenamento, ebbi un attacco di appendicite e mi portarono in ospedale in ambulanza. Dovetti far rientro in Italia e saltare le qualificazioni agli Europei. Campionati Europei che poi ho giocato a Brno con la maglia da titolare, conquistando la medaglia di bronzo contro il Belgio. Quella si che è stata una bella soddisfazione, al contrario dei mondiali giocati in Messico. Li puntavamo a fare qualcosa di importante, ma dopo la sconfitta inattesa con la Repubblica Dominicana, che non ci permise di occupare il primo posto nel girone iniziale, qualcosa si inceppò e ci siamo dovute accontentare poi solo del 12esimo posto.
– Nella gara con il Novara hai ricevuto la maglia del tuo idolo Cardullo, pensi sempre di poter un giorno vestire la maglia della nazionale maggiore?
Per ora penso a crescere e continuare a fare sempre meglio. Paola Cardullo per me è sempre stata uno splendido modello da emulare: un’atleta straordinaria sia dal punto di vista tecnico che umano. Al momento non penso alla nazionale maggiore, ma spero di continuare a vestire quella della nazionale giovanile.
– Dopo la partita vinta in casa con il Novara, che ti ha visto protagonista, ti sei meritata gli elogi del tuo idolo Cardullo e alcuni suoi consigli. Una grande emozione per te!
Ricordo nitidamente quanto mi ha detto. Soprattutto mi ha suggerito di continuare a divertirmi, perché la pallavolo, prima ancora che una professione, è gioco e passione. Condivido appieno questo suo consiglio, ed è lo stesso consiglio che do a tutte le giovanissime atlete se si avvicinano a questo splendido sport.
– Nel “Derby della Murgia” è stato davvero bello vedere Imma Sirressi, Vicky Orsi Toth e Giorgia Cacciapaglia, tutte e tre di Santeramo e cresciute nel vivaio del Santeramo, allinearsi in campo a tante campionesse del campionato di A1. Ciò significa qualcosa?
Si! Significa che a Santeramo si lavora davvero bene con i giovani e la nostra presenza in A1 ne è la dimostrazione. A Vicky e Giorgia auguro davvero ogni bene. Chissà che un giorno non si possa vestire la stessa maglia di club, così come già fatto con Vicky in nazionale, sia agli Europei che ai Mondiali.
– Imma, quanto ti senti orgogliosa di essere santermana e di vestire questa maglia?
Tanto, davvero tanto! Sono onorata e orgogliosa di rappresentare Santeramo e i suoi colori. Spero di fare sempre bene fino al punto di diventare io l’orgoglio della mia città e dei magnifici tifosi che ci seguono sempre con grande passione. Spero di non deludere mai nessuno, soprattutto i miei genitori e tutti coloro che mi hanno permesso di crescere in questo sport che tanto amo.
– Cosa ti aspetti da questo campionato?
Di fare sempre meglio, partita dopo partita, senza mai perdere la fiducia in me stessa. Mi hanno insegnato a non mollare mai e a dare sempre il massimo: i risultati, se ci credi, prima o poi arrivano. Spero che, come squadra, possiamo raggiungere quanto prima la salvezza e poi, semmai, di puntare ad un posto per i play off. Penso che questa squadra abbia i mezzi per arrivare in alto, ma questo dipende solo da noi.
– E dal futuro cosa ti aspetti?
Di poter diventare un grande “libero” e poter fare qualcosa di buono per poter essere apprezzata e ricordata, sia come atleta che come persona, da tutti coloro che seguono e amano questo sport. Ma soprattutto di poter puntare nel prossimo futuro a traguardi importanti, semmai proprio con il Santeramo! Se il mio destino, poi, mi mette sulla strada un club di caratura internazionale, ben venga! Mi piacerebbe vincere qualcosa di importante, sia a livello nazionale che internazionale. Il mio sogno nel cassetto è vincere un mondiale con la nazionale!
– Imma, guardati indietro! Chi ti senti di dover ringraziare, più di tutti, per i risultati ottenuti fino ad oggi?
I miei genitori prima di tutti, per i tanti sacrifici che hanno fatto per me e per avermi avvicinata a questo sport che tanto amo. Tutti gli allenatori che mi hanno allenata: ognuno di loro mi ha insegnato e trasmesso qualcosa. E poi anche te, Antonio Dimita, perché sei sempre stato convinto che io potessi farcela e mi hai seguito con tanto affetto.
– Imma Sirressi, la beniamina e l’orgoglio di tutta Santeramo! In che modo vuoi salutare i tuoi tifosi?
Più che salutarli, voglio ringraziarli, perché sono coloro che sempre credono nel Santeramo. Anche quando noi perdiamo sono li che ci incitano e ci incoraggiano a fare meglio. Basta vedere i risultati che riusciamo a conquistare in casa per capire quanto loro sono importanti per noi. Per me che sono l’unica santermana in squadra, poi, loro rappresentano il mio orgoglio.
(di Antonio Dimita)