Intervista all’On. Mauro Fabris, rieletto Presidente di Lega Pallavolo Serie A Femminile
Autore: Lega Volley Femminile
17 Settembre 2008

Fonte www.volleyball.it

di Luca Muzzioli

MODENA – Si era definito un Casco Blu, un giocatore neutrale chiamato a pacificare una Lega e l’ambiente del volley femminile da sempre molto litigioso, capace nelle ultime due stagioni di deteriorarsi ancor di più. Il vertice della struttura di Lega che ha trovato già rinnovata e impiantata però non gli ha dato molto aiuto, tanto che ora dichiara: “Non credo sia più necessaria una figura come quella del Direttore Generale e bisogna tornare a comunicare”. Un bel colpo di spugna al D.g. defenestrato a stagione ancora in corso e alla struttura da lui voluta…

Mauro Fabris, da due anni presidente della Lega Pallavolo Femminile Serie A, da lunedì sera è stato confermato al ruolo di numero uno dell’associazione delle società rosa dello sport di squadra femminile con più praticanti in Italia. Una riconferma che però non è apparsa così automatica visto che nel bel mezzo dell’assemblea un proprietario di club ha manifestato l’interesse alla candidatura presidenziale. Alla fine però è stato il suo nome ad avere la meglio.

E’ così nuovamente presidente, per lui altri due anni di mandato, al suo fianco c’è un CdA che non è però sua espressione, lo ha sottolineato più volte nella lunga chiacchierata esclusiva concessaci, così come ha chiarito che il programma presentato dai dirigenti Lucchetta (eletto) e Polato (non eletto), programma che avevamo presentato nel fine settimana scorso, non è il suo programma, disconosciuto durante l’Assemblea perché non è un documento condiviso da tutti i club. C’è molto da lavorare e lo sa. Non è uomo di volley, ma pare avere maturato un’idea d’insieme che non è da scartare anche se, conoscendo e vivendo questo ambiente da più tempo di quanto non stia facendo lo stesso presidente, ci pare quasi utopistica viste le leve che fanno forza sull’ambiente, società, dirigenti, procuratori e quant’altro dalla notte dei tempi. Se però saprà portare in porto quanto auspicato meriterà tutto l’appoggio e il sostegno necessario per vincere la lotta contro chi vuole remare verso le secche che si profilano all’orizzonte.

Presidente, chi gliel’ha fatto fare? “Una bella domanda… Il mandato che ricevetti all’inizio era sostanzialmente quello di pacificare gli animi e cercare di mettere le energie in fila per potenziare l’immagine e il ruolo della Lega, alla fine però questo non è stato raggiunto, perché sono ancora troppi i protagonismi avulsi dall’interesse generale della pallavolo femminile. In questi due anni mi ha stupito vedere che le risse tra varie società o tra i presidenti non sono mai riferite all’aspetto agonistico e raramente sono riferite alle scelte strategiche della Lega… Se si litigasse su progettualità, sarebbe legittimo, sarebbe un confronto anche utile. Purtroppo c’è una parte delle società di Lega che ostinatamente continua con gli scontri personali. Siccome sono avulso da interessi particolari non mi sono mai calato nelle polemiche. Se ci fosse stata sostanza, gli atriti sarebbero stati spiegabili… Ma ora c’è un programma da portare avanti”.

Cosa pensa occorra fare per cambiare questa tendenza? “Beh, nei primi due anni ho cercato di fare il Casco Blu, la forza di interposizione. Come capita a volte ai Caschi Blu però mi sono preso fucilate da una parte e dall’altra, senza mai reagire… Ora credo che a questo punto occorra procedere sulla strada della messa a punto di questioni reali, in modo che in campo restino le società che sono attente alla crescita del club e del movimento. Mettere un termine per dare la possibilità che tutti possano rientrare nei criteri che vanno ridefiniti perché le società siano sane e trasparenti. In questo senso c’è da dibattere il tema della cessione del titolo, dei bilanci, della loro trasparenza. Nei due anni precedenti ho vinto una battaglia che qualcuno mi ha fatto: mi si chiedeva di tirare via i criteri civilistici a cui si richiamano le norme di iscrizione al campionato, qualcuno voleva che si eliminassero i sindaci che certificavano i bilanci, qualcuno voleva che non si facesse riferimento ai bilanci precedenti, qualcuno non voleva questo tipo d’ingombro… Ho preferito rimanessero, anche scontrandomi all’interno del CdA, perché è l’unico elemento di garanzia interno e, soprattutto, esterno. Il timore che ho è che si possano allontanare le forze sane, quegli imprenditori che investono in maniera trasparente e pulita, perché appassionati, ma che però non vogliono confondersi con chi è un mestierante… Con chi si arrabatta e si arrangia per tenere in piedi la società, per poi l’anno dopo cedere il titolo o fa altre cose del genere. Di tutto ciò ho parlato con gli esponenti delle maggiori società, i proprietari, il rischio c’è, l’ho avvertito e riferito in Assemblea. Vorrei una Lega che aiuta le piccole società a crescere e vorrei la Fipav al nostro fianco in questa azione, è indispensabile e ne ho parlato a lungo con il presidente Magri trovandolo d’accordo. Abbiamo sottolineato la questione delle norme Coni sulla cessione del titolo che prima o poi bisognerebbe farle valere, così come bisognerà far valere quanto espresso sempre dal Coni in merito al tesseramento delle stranieri”.

Il ruolo di Casco Blu alla fine però non le ha permesso di portare a termine i suoi intendimenti. Serve il pugno di ferro? “Passata la fase del tentativo di conciliazione, passata la fase dei problemi legati alla struttura, Morelli o non Morelli, dove la ricerca del consenso ha portato a dei ritardi, ora è giunto il tempo di risolvere i problemi. Lo ammetto andremo avanti con chi ci sta. A partire dalla riforma delle iscrizioni al campionato. Voglio dare tempi limiti, anche se la Fipav non deve obbligarmi ad allargare i campionati”.

Buoni propositi, condivisibili. Invece il programma di Polato e Lucchetta, è quello il testo a cui vi atterrete? “Sui programmi avevo lasciato alle società la possibilità di muoversi da Luglio in preparazione all’Assemblea elettiva. Lo hanno fatto in diversi, ma mi dispiace che diverse società di vertice non si siano mosse in questa fase a testimonianza della loro difficoltà di rapporto con il movimento. Il loro atteggiamento indica un disagio, non una mancanza, è un indicatore dell’incapacità della Lega di coinvolgere tutti perché spesso ci si perde in piccole cose… Dopo luglio aspettavo il risultato del lavoro dei club per poi confermare o meno la mia disponibilità poi lunedì, quando tutto pareva gravare intorno ad un documento condiviso c’è stata una spaccatura con il presidenre di Novara Caserta che pareva disponibile a candidarsi. Qui ho fatto un passo indietro, chiarendo che il programma di Lucchetta e Polato non era il mio documento. Poteva esserlo se fosse stato un documento traccia condiviso dall’Assemblea. I temi da risolvere lì ci sono e se l’Assemblea avesse definito quella strada come quella percorribile per risolverli l’avrei potuto seguire… Ma poi ho scoperto che il documento non era da tutti condiviso, poi ho scoperto che c’era un altro possibile nome in lizza. A queste condizioni io volevo lasciare, perché il mio intendimento era esserci se tutti fossero stato d’accordo…”

Poi l’elezione e il CdA… “Nel momento in cui sono cambiate le condizioni ho lasciato all’Assemblea la scelta del CdA. Siccome ho già governato la Lega con gente che mi ha fatto superare gli esami, ho detto alle società che il CdA non era per me una pregiudiziale. L’Assemblea ha insistito per una mia indicazione, mi sono prestato per chiudere l’assemblea e poter iniziare a lavorare. Ho svolto un compito di mediazione e ho specificato che non era il mio CdA”.

Bene, si parte. Primi traguardi? “In primis c’è da pensare al risanamento delle società, perché ce ne sono troppe borderline, fattore che purtroppo non è una novità. Ora poi il sistema, a fronte delle novità internazionali, accusa una ulteriore fragilità. Non vanno sottovalutati i segnali.”

Si è parlato tanto di moralizzazione. Termine crudo… “Il rischio è che parlandone così si dia l’idea che il movimento è marcio, quando non è vero. Piuttosto è vero che ci sono molte società che riescono a stare a galla, obbiettivo nobile perché qui nessuno paventa attività fittizia per altri scopi, ma c’è una difficoltà oggettiva a fare attività sportiva e quindi ci si arrabatta grazie a maglie larghe per quanto riguarda una serie di norme civilistiche e sportive. Una situazione che nel lungo periodo può rendere instabile l’intero movimento. L’idea è aiutare quelli in difficoltà a strutturarsi e a crescere, mettendo però degli stop alla cessione di titolo e cambio di ragione sociale, quest’anno sono state ben 6 (tra cui ben 3 sulle 5 del CdA, ndr). Ora deve essere chiaro che c’è un tempo limite entro cui tutti si devono sistemare perché dopo non sarà più possibile, se vogliamo fare le cose seriamente”.

La comunicazione è stato un tasto dolente… “Abbiamo pagato delle piccole guerre personali. Il movimento ha bisogno di essere visibile, di parlare, di trasparenza a tutto tondo. Sulla comunicazione sono state fatte scelte che personalmente ho appreso in ritardo e non condiviso. Ma voglio ricordare che quando sono arrivato mi sono trovato la struttura di Lega fatta, contratti con sponsor, parte della comunicazione già fatta. Pensavo che la struttura fosse funzionale e funzionante per le garanzie che mi erano state fornite. Con mio rammarico ho visto che non è stato così”.

La Lega come struttura è stata ridotta ai minimi termini, a livello numerico e di esperienze. Colpa del bilancio? “No, il bilancio non è stato un elemento decisivo. Credo ci sia stato un eccessivo accentramento di potere. Le deleghe che avevamo conferito a suo tempo al direttore dal CdA si pensava fossero funzionali per garantire una attività più spedita. Non è andato così e l’abbiamo scoperto in ritardo… Ci sarebbero piccoli episodi da citare, che danno l’idea che non c’è una struttura e una Lega che può ambire a ciò che le spetta. L’ho detto in assemblea. Ho scoperto un mondo che non immaginavo. Il bilancio è che non capisco come questo movimento si ritrovi ad arrancare, viste le potenzialità. E’ folle… Noi dovremo essere un fenomeno nazionale, come capita ad altri sport emergenti. Queste cose le avevo dette anche proponendo un discorso sull’immagine, ma eravamo frenati dal fatto che le varie componenti stanno continuamente a litigare sulle piccole cose… Poi si scopre dopo che chi chiede il risanamento è poi il club che sul mercato alza il prezzo delle atlete e poi magari non onore nemmeno del tutto il contratto”.

Quello dei contratti è un tema scottante: “Quando apriremo la questione vedremo chi è per il risanamento. Vogliamo tenere depositati i contratti, ammesso che serva? Io sarei per il deposito degli F24… Ma le giocatrici, più che i procuratori, dovrebbero essere coinvolte”.

Presidente certi procuratori sono un tappo a questo suo progetto. In diversi, negli anni, hanno avuto ruoli chiave nella vita di diversi club in difficoltà…: “Non ho la bacchetta magica, ma qualche idea ce l’ho e bisogna portarla avanti. Ci sarà un modo per mettere tutti con le spalle al muro? Quest’anno per essere iscritti serviva dimostrare che si aveva saldato il 75% degli stipendi, poi è chiaro che basta una liberatoria firmata in un qualsiasi modo dall’atleta per consentire l’iscrizione. Se questo non basta facciamo norme dove si tiene considerazione l’intero contratto in essere e la dichiarazione decisiva dell’atleta, ma si deve poi sapere che se si scopre che qualcuno imbroglia le carte può subire anche la radiazione del club, come è anche negli altri sport”.

“Nei primi due anni mi avevano accusato di voler fare tutto e subito, avevo chiesto di fissare un tempo limite, che però non si è mai voluto mai voluto fissare. Ora lo porrò come questione. Non sono coinvolto in nessuna società e se succede un patatrac non voglio passare per quello che guida una Lega che non va”.

La struttura di Lega cambierà? “Nel rispetto dello statuto accentrerò molto su di me perché voglio essere in grado di rispondere più di quanto non è stato fatto sino ad ora. Pensavo di fare entro questa settimana, o all’inizio della prossima un CdA per organizzare la Lega. Una figura come il direttore generale non la vedo più però. Pensavo di rinforzare l’area tecnica con una persona capace come Marco Brunale che fa sentire garantite le società e lui se si sentirà di farlo potrà anche gestire la struttura di Lega. Il D.g. non è obbligatorio, personalmente e sono contrario. Vedremo se mettere un’altra figura ad assistere al presidente, mi dovrò trovare un assistente. Serve poi un nuovo responsabile alla comunicazione e serve una figura professionalmente molto forte per l’area marketing perché strano a dirsi chi c’era prima venne assunto dai miei predecessori puntando sulla sua capacità di acquisire contratti, perchè così venne presentato. Il numero degli sponsor non è calato ma sono calate le entrate, significa che anche la missione principale che aveva non è riuscito a percorrerla. Mi devo prendere un uomo forte per il marketing, ma lo si può fare se si ha una immagine forte, pulita da vendere. Sarà il mio compito legare tutte queste situazioni”.

Idee chiare, ma quanti anni si è dato? “Per il potenziamento, chiamiamolo così, non risanamento, il mandato è quello che ho davanti, due anni. Occorrono regole di ammissione, regole che governino la Lega chiare, trasparenti. Non vogliamo impersonificare il ruolo di gendarme, che non ci compete, vogliamo però regole condivise. Se non saranno condivise non ci saranno regole, quindi nemmeno più il Presidente. Norme chiare per il potenziamento”.

Si parla di divisione tra A1 e A2: “Ci sono dei rischi da non sottovalutare. Il rischio che le società più forti mettano fuori quelle che non si adeguano o il rischio che le più forti si tirino fuori. O anche, altro tema, il rischio di separazione tra A1 e A2. Questa Lega così come è può avere ancora un futuro se si struttura in modo diverso”.

Ultime due questioni… Il campionato di A1 a 14 squadre come lo vede? “Credo che come siamo ora va bene… Non le 16 che ci era stato proposto. Detto ciò dovremo fare un discorso con la Fipav perché alla fine tutto dipende da chi arriva… Magri mi ha anche riparlato del Club Italia e quant’altro. Tanti i temi aperti. Io per favorire la Nazionale sono disponibile a tutto, ho anche litigato con i club, .a però poi i club devono essere coinvolti nelle scelte che la Fipav fa, in ambito di programmazione. Servono regole chiare, ad esempio, chi allena in nazionale non può allenare i club…”

Televisione… Ancora di Sky, qualcuno titola che è un ghetto per gli scarsi dati di audience che limitano la diffusione. Il suo giudizio? “E’ un giudizio che non condivido. Quest’anno abbiamo avuto il 59% in più di partite trasmesse. E’ chiaro che Sky non è la Rai, ma purtroppo la Rai non è la Sky. La Rai non ci da i soldi e spazi di Sky. Sia chiaro, vorrei che si sottolineasse questa mia frase: è stata una scelta presa nelle condizioni date. L’offerta economica Rai era del 50% inferiore per i tagli imposti sul bilancio Rai del 2007, mentre abbiamo chiuso un contratto con Sky per 900.000 € complessivi per due stagioni. Poi abbiamo avuto la garanzia di 2 partite trasmesse, del passaggio da Sky Sport3 a Sky Sport2, il prossimo anno saranno 3 le partite settimanali. C’è il problema dell’audience, ma quest’anno nel contratto c’è un ritorno in più per i club, la possibilitò di avere ritorni per la vendita di abbonamenti alla Tv. Se da qua a 18 mesi, quando scadrà il contratto (se ne parla da 6 esi prima della scadenza, ndr) muteranno le condizioni con reti dedicate e altro, noi non abbiamo sposato in via definitiva Sky. Lo sappiamo noi e lo sa Sky che però è passata ad un contratto da 300 a 450mila euro a stagione”.

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