Gustavo Savino, salernitano di nascita, vive a Modena da oltre 10 anni. E ha trasformato le sue passioni in lavoro. Amante di musica e stetoscopi non sapendo quale delle due passioni avrebbe voluto portare avanti, ha saggiamente optato per entrambe. Di giorno in camice bianco con stetoscopio al collo e di sera al pianoforte a stupirci con pezzi blues. Ecco a voi il pianista in camice bianco.
Perché la decisione di diventare medico?
“Sin da piccolo ho sempre avuto due grandi passioni: la musica e la medicina, nei miei giochi spesso c’erano un piccolo pianoforte e un finto stetoscopio. La decisione di iscrivermi alla Facoltà di Medicina è stata quasi naturale. Ho scelto la specializzazione in Farmacologia Clinica, interesse che ancora coltivo e che costituisce parte del mio lavoro”.
Di cosa ti occupi?
“Ho iniziato subito dopo la laurea a lavorare nel campo delle tossicodipendenze e nella prevenzione dei rischi derivanti dall’abuso di farmaci, coltivando anche un’interessante esperienza di lavoro di alcuni mesi negli Stati Uniti. Ho discusso una tesi di specializzazione sul fenomeno del doping e, attualmente, lavoro presso la Medicina dello sport di Modena nel contesto del Centro Regionale Antidoping. Incontro atleti professionisti, dilettanti, studenti, allenatori e dirigenti impegnati in varie discipline sportive, organizzo seminari sui rischi derivanti dall’uso di sostanze dopanti e su quanto il doping possa rovinare lo sport a qualsiasi livello. Mi interesso di tutelare la salute degli atleti anche attraverso controlli e analisi cliniche dedicate a chi pratica sport, partecipo e collaboro a progetti regionali e nazionali sul tema della prevenzione del doping e il mio impegno è da molti anni al servizio dello sport sano e pulito”.
Come ti sei avvicinato al mondo della pallavolo?
“Ho conosciuto la pallavolo per caso, quando, grazie al dottor Ferdinando Tripi a cui devo molto della mia formazione sportiva, giunsi al Servizio di Medicina dello sport nel 2001. Al PalaPanini, tempio della pallavolo modenese, ho avuto modo di avvicinarmi al volley femminile, all’epoca agli ultimi anni di attività in serie A1. Rimasi colpito dalla dedizione e dalla professionalità delle atlete”.
Contento della scelta fatta in campo professionale?
“Sono così convinto che ho deciso di conseguire la seconda specializzazione in Medicina dello sport. Da alcuni anni poi pratico agopuntura e, conoscendo i rischi e gli effetti dannosi collaterali dei farmaci, spesso propongo alle mie atlete una terapia a base di aghi”.
Hobby?
“La musica è l’altra mia grande passione. Appena posso la coltivo suonando il piano con alcuni amici appassionati di Blues o componendo le musiche per alcuni spettacoli teatrali. A volte riusciamo anche a esibirci dal vivo in locali emiliani, molto meno di un tempo in cui ero un po’ più libero. Faccio però soprattutto il papà di Gabriele (nato da soli due mesi) e di Chiara (che ha quattro anni) che già mi chiede di portarla alle partite della LIU•JO Volley per giocare a pallavolo con le ragazze”.
Gino Coloni (Redattore di Tempo, Carpi)