Under 14: coach Tagliabue ripercorre la positiva stagione del Joy Volley Vicenza
Autore: Lega Volley Femminile
1 Giugno 2010

Da più di due settimane si è conclusa l’avventura dell’under 14 del Joy Volley Vicenza che si è diplomata vice-campione regionale della categoria.
Per l’allenatore Dario Tagliabue un risultato ed una stagione da incorniciare: “Questa per me è stata una stagione al top: campioni provinciali, vice campioni regionali, secondo posto al torneo di Offida e a quello di Verona, dove abbiamo portato a casa in entrambe le occasioni il premio per migliore giocatrice andato a Micol Vallotto, oltre ad aver vissuto l’ottima esperienza al torneo di Milano, dove abbiamo sfidato squadre come Foppapedretti, Busto Arsizio e Pro Patria. Molto importante anche l’esperienza in terza divisione nella quale non abbiamo demeritato in nessuna partita e le quattro convocate nella selezione provinciale. Questi risultati sono stati ottenuti da un gruppo compatto e con una mentalità sicuramente vincente. Nessun segreto, solo tanto lavoro in palestra e una buona programmazione sia tecnica che societaria.
Come ogni anno l’obbiettivo principe della stagione è stato quello di affinare sempre di più la tecnica dei fondamentali, soprattutto quella del bagher, ma senza una specializzazione vera e propria dei ruoli, passando dal triplo palleggio di inizio anno al doppio da gennaio in poi”.

Ad inizio stagione dove pensavi di arrivare con la tua squadra?
“All’inizio non sapevo quali erano i mezzi e le potenzialità del gruppo, li ho scoperti, insieme alle atlete, strada facendo e infatti proprio nel mezzo del nostro cammino ci siamo resi conto che si poteva riuscire a fare qualcosa di grande, o almeno ripetere l’impresa dell’anno scorso, cioè raggiungere la semifinale regionale. La differenza l’ha fatta il gruppo sempre ben affiatato, la voglia di superare sempre i propri limiti e non avere mai nessun alibi, ma soprattutto il rispetto degli avversari e il modo di comportarsi in palestra, accettando ogni critica ed ogni correzione, senza nessuna scusa di età e senza mai incolpare estranei o terze persone in caso di sconfitta. Semplicemente c’era la consapevolezza che per crescere bisognava subito rientrare in palestra e dare il massimo ancora una volta.
Ricordo ancora le parole del capitano Cecchetto dopo la sconfitta al torneo di Verona con l’Antares: “Va beh, ma se loro sono così, noi abbiamo ancora un mese per migliorarci prima di rincontrarle” e mai parole furono più sagge.
Bellissimi sono stati gli stimoli che ogni atleta aveva ed i limiti che ognuna ha superato.
Poletto e Cecchetto, l’anno scorso eliminate amaramente in semifinale provinciale, volevano riscattare la sconfitta e sono riuscite a dimostrarmi in questo campionato che con una buona tecnica si possono battere squadre ben più quotate per altre caratteristiche fisiche.
Marin, dopo una prima parte di stagione in cui soffriva un po’ il gioco veloce, si è egregiamente ripresa ed ha svolto un ruolo fondamentale soprattutto giocando come libero nel campionato di terza divisione, dove la sua tenacia ed il suo bagher ci hanno risolto parecchi problemi.
Pinti è stata grandiosa nel passaggio dal ruolo di palleggiatrice a universale, anche se ricordo due mesi di crisi, ho molto più viva la sua cattiveria e la sua costanza nel lavoro in palestra per ritagliarsi un posto importante nel gruppo. Un classico esempio che il lavoro paga sempre.
Giacon, il mio piccolo puffo killer, ha una grande velocità di braccio e di gambe, è un’atleta ancora da formare e da specializzare, pronta per qualunque ruolo di ricettore che finalmente ha preso la sua rivincita sulla numero 5.
Di Carrettiero e Scaccia, le menti della squadra, sottolinea la loro bravura di aver sempre capito come volevo far girare la squadra e nel sapersi adattare ad ogni schema, dal palleggio a centrale a banda, due jolly con tanta cattiveria ancora un po’ da maturare e da trasformare in puro agonismo.
Vallotto ha ottima personalità in campo, mai la minima paura di tirare un pallone pesante. Me l’avevano presentata come un’atleta che sotto pressione non riusciva a rendere al meglio, ma devo dire che ha vinto splendidamente questa sfida ed ha trasformato un aspetto negativo nella sua arma vincente.
Migala e Di Felice sono due atlete che hanno affrontato questa avventura con grande convinzione. Nonostante si siano trovate subito un po’ più indietro tecnicamente, nel giro di un paio di mesi hanno recuperato il gap e si sono fatte largo nel gruppo delle più traviate (pallavolisticamente parlando). A loro vanno la capacità di non mollare mai nelle difficoltà incontrate e nell’affrontarle sempre con il massimo impegno.
Fiore C. ha avuto una grande cattiveria in campo e fuori, l’unica che ha fatto della pallavolo una scelta di vita allontanandosi più di 400 km da casa e famiglia. A lei il merito di aver stretto i denti anche con qualche piccolo infortunio e di essersi saputa adattare sia nel gruppo delle più grandi (serie D) che in quello delle più piccole (u14) con la stessa umiltà. Una giocatrice ancora tutta da formare e pronta per ogni tipo di ruolo.
Tovo è un’atleta dal grande potenziale che ancora deve dimostrare quanto vale, ma si è riuscita ad allenare in maniera sempre positiva nonostante i soli due anni di attività. Ha capito l’importanza e la costanza dell’allenamento e del bagher e adesso deve solo sapersi ritagliare un ruolo importante in campo con un po’ di esperienza in più”.

Come riassumeresti il percorso compiuto nel corso della stagione?
“Quest’anno distinguo due tipi di percorsi: quello vero e proprio formativo, che adoro e riconosco mio, che va da settembre fino alla fine del campionato di terza divisione o semifinali provinciali, dove si è potuto liberamente far giocare e far fare esperienze a tutte le atlete solo per la loro crescita senza dare tanta importanza al risultato (per me). Ed il secondo, quello che è un po’ più cattivo e che va dalla finale provinciale fino a quella regionale, dove pur essendo riuscito a far ruotare quasi sempre tutte le atlete sono stato comunque costretto a dare un assetto alla squadra e quindi a fare delle scelte più selezionate. In questa parte, anche se sono arrivate le vittorie più belle sul campo, ammetto che per è stata anche una piccola sconfitta non riuscire a far ruotare sempre tutta la rosa”.

“In un anno dove è veramente difficile trovare una nota negativa, dove si è risposto a tutto ed a tutti solo con i fatti sul campo e con un comportamento corretto e sportivo, ho avuto solo difficoltà nel spiegare alle atlete il perché alcuni tifano non per l’altra squadra ma spudoratamente contro di noi – aggiunge Tagliabue – Sono convinto che le vecchie incomprensioni societarie non dovrebbero rovinare la correttezza dello sport ma soprattutto dovrebbero rimanere lontane dalle baby atlete.
Spero che i risultati positivi di quest’anno siano solo un punto di partenza per queste atlete, per trovare nuovi stimoli per la prossima stagione e per riuscire sempre a cercare dentro se stesse la voglia di migliorarsi e di superare ancora una volta i propri limiti, solo per il piacere di divertirsi e di praticare uno sport nel miglior modo possibile”.

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