E’ stato traumatico lasciare la tua cittadina?
Mah, solo un poco. I miei genitori mi hanno sempre seguita e incoraggiata, d’altronde Pratola e Roma distano appena un’ora e mezza, gli spostamenti erano piuttosto agevoli.
Nella capitale ti sei trovata bene negli anni dell’adolescenza?
Si, è stata un’esperienza unica, ho vissuto con ragazze della mia stessa età, e poi avevamo un allenatore/padre (Luca Cristofano) che non ci seguiva solo nella parte prettamente sportiva, ma gli stava a cuore anche il nostro rendimento scolastico. Infatti a Roma ho anche conseguito il diploma in ragioneria.
Da piccina sono arrivati anche i primi risultati sul campo…
Dai tredici sino ai 18 anni ho praticamente giocato in tutte le categorie giovanili. Ho conquistato anche uno scudetto Under 16, ricordo che vincemmo quasi tutte le partite, ma ho bene in mente anche la sfida decisiva contro Reggio Emilia che terminò con un eloquente tre a zero per noi, dopo appena un’ora di gioco e per giunta col vecchio regolamento.
Ma hai avuto qualche momento di crisi?
Certo, ho trascorso dei periodi in cui volevo fuggire da Roma, invidiavo la vita normale che conducevano i miei amici di Pratola Peligna, volevo tornare più spesso a casa, anche perché il mio fidanzato stava lì.
Fidanzato che resiste ancora …..
Già, con Luca stiamo assieme da 10 anni, lo so che la notizia può lasciare di stucco, ma è la sacrosanta verità. Considera pure che è da nove anni che ci amiamo a distanza…. Comunque da quei periodi neri sono riuscita a venirne fuori anche grazie a mamma e papà che non hanno mai cessato nel sostenermi.
Visto che stiamo passando in rassegna i “tempi della sfiga”, facciamoci ancora del male….
Veramente a farmi male sono stata io. A sedici anni mi sono rotta il ginocchio, sono dovuta stare un anno ferma. Ricordo che l’incidente si materializzò nel corso di un allenamento con la squadra che militava in serie A, un attacco dalla seconda linea dilaniò il crociato. Anche in quella circostanza dovetti farmi forza, rimettere su i muscoli è stata una faticaccia.
Poi la Gierre Roma fallisce e tu cambi società.
Si, ci siamo trasferite in massa nel Casal De’ Pazzi Roma, allenatore compreso, e anche lì tutto è andato bene, una volta siamo arrivati anche ai play – off. In quei tre anni di permanenza abbiamo sempre fatto una figura dignitosa, eravamo sempre nei piani alti della classifica.
Nel 2001 approdi in serie A con Spezzano.
Un’altra parentesi indimenticabile. Ho giocato poco, gli allenamenti sono stati duri ma utilissimi, a contatto con atlete esperte, di alto livello. Ho condiviso quest’esperienza con Francesca Mari che conosco sin troppo bene, dal momento che giocavamo assieme anche nel Casal De’ Pazzi.
Ci avviciniamo sempre più ai giorni nostri, ma prima di Tortolì c’è Matera.
In Lucania ho giocato da titolare, poi ho subito un altro infortunio al menisco e mi sono bloccata per un altro mese. Sarei dovuta restare lì anche la stagione successiva, ma la conferma è arrivata troppo tardi perché nel frattempo il mio procuratore aveva trovato una collocazione a Tortolì.
Dove sarà mai questo Tortolì, ti sarai senz’altro domandata?
In effetti sapevo solo che si trovava in Sardegna. Nella cartina che avevo a disposizione non era neanche segnalato, c’era solo Arbatax. Poi il nome non mi era nuovo, ma in quel caso c’erano di mezzo episodi che non avevano nulla da spartire con lo sport.
Impatto?
Sicuramente positivo. E’ un paese molto carino, se avesse avuto più strutture “ricreative” sarebbe stato meglio, ma alla fine va bene così, almeno una si concentra solo sulla pallavolo e non ha altre distrazioni. Aggiungiamo pure che la società è seria e la struttura va più che bene.
Sei venuta in Ogliastra e i colpi di scena non sono mancati. Tre allenatori in una stagione non si vedono spesso.
Per me è senz’altro una novità, però so che queste cose in serie A accadono con una certa frequenza, dunque non sono rimasta particolarmente turbata.
Che mi dici dei coach che si sono avvicendati?
Ho un ricordo positivo dei primi due, e sono particolarmente colpita dal grado di esperienza di Mauro Marasciulo.
Gian Domenico Dalù purtroppo non ha avuto da subito la squadra al completo a disposizione, ma professionalmente sapeva il fatto suo. Quanto a Bruno Napolitano, ha fatto quel che poteva ottenendo grandi risultati, poi non ho proprio idea di quel che sia potuto succedere tra lui e la dirigenza. Mi è dispiaciuto che si sia allontanato; sicuramente restando a stretto contatto con Mauro avrebbe appreso nuove strategie che gli sarebbero potute tornare utili per il futuro, peccato.
E adesso c’è Marasciulo…
Mi trovo bene. Le sedute durano sempre quelle due orette e poco più ma i ritmi sono aumentati vertiginosamente.
Stai spesso in panchina, ti dispiace?
A nessuno piace restare in panchina, ma sono tranquilla. Anche qui ho avuto i miei spazi e quando entro faccio il possibile, d’altronde avevo davanti a me due centrali di esperienza come Elena Busso e Alessia Pellecchia.
Tra l’altro con Alessia condividi anche l’appartamento….
C’è un ottimo rapporto con lei, ma sinceramente vado d’accordo con tutte quante, è stata questa la vera sorpresa in positivo della stagione, far parte di una squadra così affiatata è una gran fortuna.
Domenica scontro della verità contro Curtatone.
Possiamo farcela. Loro sono forti, ma noi sappiamo combattere e proveremo con tutte le nostre forze a guadagnarci un posto per gli spareggi promozione.
Tifosi?
Mai avuto a che fare con un pubblico così caloroso, neanche a Matera, davvero. E’ bello sentire i loro incoraggiamenti sia in palestra, sia per le strade di Tortolì.
Nel tempo libero che fai?
Quando compare il sole mi siedo in veranda e mi faccio abbracciare dai suoi raggi. Adoro le canzoni di Vasco Rossi e Ligabue. Tra i miei autori di libri preferiti c’è Niccolò Ammaniti.
Inoltre, se non si era capito, amo dormire.
Matrimonio?
Ci penso, ma ancora è presto.
Futuro?
Farò in modo di avvicinarmi a casa, per ovvie ragioni sentimentali, ma ancora è tutto aperto, potrei anche rimanere a Tortolì, chi lo sa…..