Terra Sarda Tortolì: intervista finale ad Alessandra Fratoni
Autore: Lega Volley Femminile
1 Giugno 2004

“L’esperienza di Tortolì rimarrà ben impressa sul mio cuore – dice Alessandra – sono stata fortunata ad incontrare delle compagne formidabili, delle autentiche amiche, con le quali non ho mai avuto un minimo screzio, anzi se avevo bisogno di qualcosa loro c’erano sempre; sono sicura che l’armonia di quest’ultima stagione difficilmente si ripeterà negli anni successivi”.

 

Proviamo ad associare una parola al nome delle tue compagne? 

 

Michela Spazzoli: divertente; Daniela Ginanneschi: serena; Cibele: amica; Stefania Strippoli Ancona: cara; Francesca Mari: capoccetta; Micaela Catelli: pazza; Marianna Iadarola: solare; Cristiana Spano: sarda; Elena Busso: tranquilla; Fulvia Pace: scherzosa; Alessia Pellecchia: pick-up.

 

E i membri della dirigenza ti sono stati vicini?

 

Tantissimo. Erano sempre pronti a tenderci una mano, sono stati carinissimi. Ma una menzione particolare la voglio riservare a Paolo Simeoni, appena l’ho  guardato negli occhi, ho subito pensato che mi sarei potuta fidare di lui.

 

Ripercorriamo brevemente questa stagione, da quel mese di settembre, quando tu e Ciba siete arrivate in Sardegna…

 

La prima volta che misi piede in Ogliastra fu in occasione del Torneo di Barisardo, nella primavera dello scorso anno. Ricordo che stavo attraversando un brutto periodo, giocavo nel Sao Caetano Esporte Clubè ma i rapporti con le altre ragazze e con l’allenatore non erano dei migliori, restavo spesso in panchina senza lamentarmi, perché di carattere sono molto calma e tranquilla.

 

Si, sei diventata un angioletto col passare degli anni, ma da piccola ne combinavi di tutti i colori

 

Ero una bambina molto turbolenta. Durante gli allenamenti mi arrabbiavo con tutte le altre perché non erano in grado di fare bene gli esercizi, mentre io imparavo praticamente da subito. Infierivo impunemente sulle mie compagne  dicendo loro “Fai, fai, è facile, forza”.  Mi annoiavo parecchio nel ripetere sempre gli stessi movimenti…..

 

Eri una ragazzina da odiare con tutte le forze…..

 

Se sono cambiata lo devo esclusivamente a mia mamma. Non si stufava di ripetermi: “ Se rimani così, nessuno giocherà con te e non avrai mai amici”. Quando veniva a guardare le partite, aveva a fianco le altre mamme che le chiedevano: “Ma perché tua figlia è sempre incazzata?” A undici anni avevo già cambiato modo di rapportarmi con il prossimo, mi arrabbiavo molto meno.

 

Santa madre……

 

Si, davvero. Le sarò sempre grata, ho un ottimo rapporto con lei, siamo molto legate, parliamo di tutto.

 

Riprendiamo il filo del discorso, eravamo fermi alla stagione 2002 – 2003

 

Il mio procuratore Guido Caccamo da quattro anni voleva trascinarmi in Italia. Dal momento che stavo attraversando un periodo critico ho deciso di fare un provino a Barisardo. Guido mi esortava in continuazione: “Vieni a provare, senza impegno e senza nessuna responsabilità, se poi non ti piace, pazienza”.

 

Fu amore a prima vista.

 

Avevo diverse proposte anche in Brasile, però da subito mi aveva colpito il calore dei tifosi ogliastrini, i loro canti e i balli di contorno, mi sono piaciuti troppo.

 

Per non restare ferma hai giocato alcuni mesi in un altro club brasiliano

 

Fino a settembre ho militato con la Societade Esportiva Bandeirante, poi ho attraversato l’Atlantico in direzione Italia.

 

Sei arrivata a Quartu S. Elena con la tua inseparabile Cibele, subito dopo un incontro amichevole dell’Airone contro la Tespiense.

 

Mi ricordo tutto come se fosse ieri. Gli sguardi un po’ straniti delle ragazze, la telecamera di Sardegna Uno TV che ci tallonava come se fossimo delle extraterrestri, in un palazzetto che poi non ho mai più rivisto. Avevo già tanta nostalgia di casa. Michela Spazzoli si avvicinò subito chiedendomi: “Ti ricordi di me? Ci siamo incontrate al torneo di Barisardo”. Quel tentativo di socializzazione mi era piaciuto troppo.

 

Inizia la preparazione …

 

Davvero massacrante! Ad un certo punto non riuscivo più a camminare, i dolori mi perseguitavano in tutte le parti del corpo e cosa di non poco conto, non riuscivo a comunicare con il resto della squadra perché non avevo mai parlato italiano in vita mia.

 

Avere una connazionale in squadra non ha certo favorito l’assimilazione della lingua locale….

 

Rimediai immediatamente. Dopo il quadrangolare disputato in Francia, Cibele rimase alcune settimane a Milano per farsi curare, e io ne approfittai per perfezionare la lingua, perché rimasi più a contatto con le altre ragazze della squadra.

 

Mi pare di capire che sei una ragazza che apprende subito. Magari ti piace anche studiare. 

 

Si, tanto. Quando nel 1994 sono andata a giocare nel Sao Paulo Futebol Clube sono cominciati i veri sacrifici. Dovevo conciliare studio e allenamenti. Ricordo che prima di un’interrogazione restavo china sul libro fino all’una di notte. Mamma mi rimproverava: “Riposati figlia mia, studierai più in là”. Ma io ho continuato per la mia strada, fino al conseguimento del diploma di specializzazione informatica.

 

Hai pensato di iscriverti all’Università?

 

Certo che sì. Ne avrei voglia anche adesso, ma è veramente difficile abbinare pallavolo e studio.  Un mio vecchio allenatore (Camargo, ex palleggiatore della nazionale verde oro) mi proibì di attaccarmi ai libri perché “poi t’innamori dello studio e non ti rivedrò più in palestra”. Sinceramente in certi momenti brutti della mia carriera mi sarebbe piaciuto tanto ripiegare sui manuali, ma nulla è perduto.

 

Torniamo a quelle prime settimane di permanenza a Tortolì. Arrivano sei sconfitte consecutive.

 

Mi fa ancora tropo male ricordare quel periodo, preferisco rimuoverlo. Anche perché non so spiegare cosa sia successo. Ci siamo riprese con il dialogo, parlando continuamente. In effetti abbiamo raggiunto questa promozione perché il collettivo ha sempre funzionato a meraviglia.

 

Hai un buon ricordo di Gian Domenico Dalù e Bruno Napolitano?

 

Ci sono rimasta tanto male quando sono stati sostituiti. Non mi era successo nella mia carriera. Non sai mai come comportarti, in Brasile gli allenatori non vengono cambiati durante la stagione.

 

Però avere un connazionale come allenatore, fa sempre piacere…

 

Mauro Marasciulo è troppo divertente. Durante gli allenamenti è piuttosto severo, però al di fuori della palestra scherza troppo, sembra un pagliaccio, anche lui ha reso quest’esperienza indimenticabile.

 

Gli allenatori che ti sono rimasti nel cuore?

 

Mi sono affezionata a Sergio, quando militavo nello Sport Clube Corinthians Paulista; ma il più bravo è stato Cello, perché mi ha aiutato tantissimo a perfezionare la tecnica.

 

Tecnicamente ti ritieni completa?

 

Mi sento molto scarsa a muro. Però mi rifaccio con la ricezione e la battuta. Quest’anno in particolar modo con la rimessa in gioco al salto ho fatto davvero tanti punti: sono rimasta sbalordita pure io.

 

Le gare dove ti sei piaciuta di più in questa stagione?

 

Ovviamente tutte le sei gare dei play – off. Nella regular season, invece, tengo a mente volentieri i match casalinghi contro Santeramo, Altamura e Lodi. Abbiamo giocato senza troppi carichi di responsabilità, disputando delle gran belle partite.

 

Anche la stampa brasiliana ha parlato delle gesta dell’Airone!

 

Sì, alcuni amici mi hanno detto che la Gazeta Esportiva, il principale quotidiano sportivo, ha scritto di noi. E’ stata una felicità immensa per me e Ciba.

 

A proposito di Ciba, cosa mi dici della tua amica per la pelle? 

 

E’ stata la persona più importante del mio soggiorno in Sardegna. E’ sempre stata presente da amica e anche come sorella; la considero la migliore di tutti perché mi ha aiutato tanto nella mia vita privata e in campo, mi ha insegnato tante cose. Insomma nell’ambito della mia carriera professionale non avevo mai incontrato una persona così: l’amo da morire.

 

Ora che ritorni a casa, ritroverai i tuoi cari.

 

Finalmente potrò riabbracciare papà, mamma, fratello maggiore, nonna e zii. Mi sono mancati troppo, la mia vita è cambiata da quando sono andata via, ho scoperto nuovi valori.

 

Sei contenta di rivedere la tua città?

 

Ad essere sincera non tanto. San Paolo è una metropoli caotica, c’è tanto traffico e in più è abbastanza violenta. Ho molta paura di uscire la sera.

 

E poi potrai coccolare nuovamente Tyson..

 

Il mio cagnolino (un cocker nero), è come un figlio per me, mi fa tanta compagnia, volevo portarlo a Tortolì, ma non sapevo con chi avrei abitato e se la sua presenza sarebbe stata gradita.

 

Perché le hai dato questo nome?

 

Ha l’abitudine di mordere le orecchie. Tra pochi giorni compie due anni, arrivo giusto in tempo per festeggiarlo.

 

Che ricordi hai dell’infanzia?

 

Seguivo come un’ombra mio fratello. Lui giocava sempre a calcio, poi quando avevo nove anni mia mamma mi chiese che tipo di sport avrei voluto praticare. Mi ha accompagnato in una struttura polivalente e lì ho conosciuto la pallavolo. In quel periodo mi divertivo un sacco perché andavo ad allenarmi con il costume da bagno sotto i pantaloncini, subito dopo mi precipitavo in piscina a farmi una bella nuotata.

 

I successi più importanti della tua carriera?

 

Beh, quelli conseguiti quando militavo nelle giovanili del Corinthias. Sono stati tre anni bellissimi, eravamo un gruppo unito, proprio come quello che abbiamo formato in questa stagione in Ogliastra. Abbiamo vinto praticamente tutto. Ma anche l’esperienza successiva col Pinheiros è stata esaltante.

 

E sei stata chiamata in nazionale da giovanissima…..

 

A quindici anni ho vinto un mondiale in Thailandia, anche in quel caso la squadra era molto unita, credo che dipenda dall’età, le incomprensioni sorgono quando si matura. Poi ho vinto un campionato Sudamericano e nel mondiale del ‘99 arrivammo seconde alle spalle della Russia.

 

Saresti potuta rimanere nel giro della nazionale, se non ti fossi infortunata al ginocchio.

 

Ne dubito. Il mio rapporto con la maglia verde oro cessò a Montreux, in Svizzera, proprio per l’incidente che hai appena accennato. Ora l’allenatore è cambiato, ma non è che ci tenga più di tanto al giro della nazionale. Sto bene così.

 

A parte gli show post partita Alessandra Fratoni trascorre una vita serena e tranquilla?

 

Sin troppo. Mi piace restare a casa. Quando non ho allenamenti esco poco; quando sono veramente felice ho la necessità di sfogarmi e di conseguenza amo divertirmi in mezzo alla gente.

 

Gli scherzi più buffi che hai organizzato?   

 

Tanti. Ora sinceramente faccio fatica a ricordarli. Mi viene in mente quando durante gli esercizi di ricezione ho fulminato Bruno Napolitano con una pallonata. Poi ho dato le colpe a Ciba. A parte tutto ho sempre cercato di mettere allegria nello spogliatoio.

 

Quel cognome, Fratoni, reclama  origini italiane……..

 

Se non ho capito male,  mia nonna era originaria di Perugia.

 

Anche tu, come altre aironesse, sei diventata single durante la stagione agonistica.

 

Dopo Capodanno ho interrotto un rapporto che andava avanti da tre anni con un ragazzo brasiliano.

 

Sei calata di rendimento in quel periodo ?

 

Questo tipo di “incidenti” non mi fanno perdere la concentrazione. Quando entro in campo e sento il sostegno dei tifosi, mi metto alle spalle tutti i problemi.

 

Sei credente?

 

Si, tanto. Mi piace dialogare con Dio. Lo ringrazio per tutte le cose belle che mi fa vivere e lo interpello quando ho problemi.

 

Hai vissuto una stagione eccezionale….

 

Vorrei tanto tornare indietro e rivivere nuovamente tutte queste emozioni. A volte stento a crederci, sembra tutto un sogno.

 

E se per l’anno prossimo ti chiedessero di rimanere a Tortolì?

 

Magariiiiiiiiii…

 

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