L’età delle decisioni importanti, di quelle che possono cambiarti l’esistenza, per Fabiana Antignano, diciassettenne centrale del Terre Verdiane Volley (la giocatrice più giovane del gruppo di coach Marco Botti) dalla forte personalità e da una maturità precoce, è quella adolescenziale che sta vivendo.
La scelta, propria, personale, l’ha compiuta un anno fa, dopo esser cresciuta nella sua città, Pavia, nella struttura del Riso Scotti, avervi giocato, a quattordici anni, nella formazione di Serie C, quindi, dai quindici ai sedici anni, nelle compagini Under 16, Under 18 e di Serie B2, transitando anche nel roster della Serie A1 allenato da Gianfranco Milano, con cui ha avuto la soddisfazione di un brevissimo assaggio della categoria maggiore, per una fulminea apparizione.
La sua risolutezza l’ha indirizzata verso Parma, all’Academy Volley, ancora tra Under 18 e B2. La scorsa estate, poi, per lei si è materializzata la chiamata del TV Volley in Serie A2, dove ha esordito, due settimane fa, a Soverato, volando, per la prima volta, su un aereo, mentre, domenica scorsa, partendo dalla panchina, è stata inserita durante la gara, ritagliandosi uno spazio più ampio, figurando molto bene. Il suo score, nell’occasione, ha segnato un 67% offensivo, quattro punti su sei azioni d’attacco, un muro vincente, alcun intervento macchiato da errore.
Fabiana studia in città, nel capoluogo. E’ iscritta all’indirizzo economico del liceo delle scienze umane ‘Albertina Sanvitale’. Ogni giorno fa la pendolare, in treno, tra Fidenza, nuovo quartiere operativo del club verdiano, e Parma, per frequentare la scuola secondaria. Lezioni al mattino, studio e allenamenti al pomeriggio e alla sera. Fine settimana dedicato al campionato. Sabato per la seduta di rifinitura, domenica per la partita. Non è pentita, anzi, è assolutamente orgogliosa e compiaciuta.
“La convocazione del Terre Verdiane Volley, che mi ha richiesta espressamente dopo che tecnici e dirigenti venivano ad assistere alle partite dell’Academy, mi ha fatto un piacere enorme, soprattutto perché ha dimostrato la bontà della mia scelta di lasciare, all’età di sedici anni, la Riso Scotti Pavia per Parma. Una decisione difficile, perché – comincia a raccontarsi – mi sono dovuta distaccare dai miei affetti, familiari e non, ma là, a livello tecnico, sentivo, quanto a stimoli, di non poter ancora crescere più di tanto. A Parma, all’Academy, ho trovato una società perfetta per le giovani da lanciare in orbita, alla quale non smetterò mai di essere grata, che mi ha catapultata qui dove lavori da professionista”.
Un nuovo pianeta, differente, superiore, che l’affascina, ma non l’abbaglia e non l’acceca, ma la rende consapevole, responsabile e diligente. “In cui i carichi di allenamento sono piacevolmente pesanti e l’attenzione tattica che si richiede è elevata, con una preparazione della partita curata meticolosamente, giocatrice per giocatrice, con schede personali per ogni gara”- descrive entusiasta il centrale pavese, seppur riveli di aver minore implicazione “perché anziché svolgere il muro a lettura, come facevo in B2, che è più difficile, mi viene richiesto quello a opzione, per cui devo seguire quanto indica l’allenatore”.
Lo scarto sostanziale, per lei, la quale giunge da due categorie inferiori, è un altro. “E’ il ritmo, la palla che viaggia molto più veloce. Diventa essenziale stare più attenta e individuare il giusto equilibrio, poi le cose vengono da sole” – spiega, la Faby soffermandosi sulle proprie caratteristiche:”Il fondamentale che mi ha sempre caratterizzato è il muro. Sono sempre stata un bel muratore. Naturalmente, adesso, devo adattare questa mia caratteristica alla velocità che il pallone ha in A2 rispetto alla B2”.
Vincendo emozioni che vengono mitigate in pochi istanti, dopo che si è rotto il ghiaccio, in un processo di graduale svezzamento e inserimento. “Scendere in campo a Soverato è stato più sofferto che domenica, perché ero partente in un palazzetto infuocato. Domenica, contro Ornavasso, il nostro coach mi ha tenuto sul parquèt più tempo. Partita dopo partita – confida – sto acquisendo sicurezza, me lo sento. Al di là dell’ultima brutta prova di squadra, con troppi errori, sono soddisfatta di come stia conseguendo disinvoltura, intesa come scioltezza e agilità”.
Agevolata per svilupparsi in un collettivo in cui sono presenti altre due Under 19, le diciottenni Giulia Genovesi e Michela Musiari. “Essere in tre Under nell’organico mi facilita davvero, tra l’altro Giulia era già mia compagna all’Academy, malgrado sia la più piccola e spesso vengo presa in mezzo in tante situazioni tecniche ed extra sportive, ma tutto – riporta Fabiana Antignano – si risolve con un sorriso e alcun broncio. Ci mancherebbe. Si cresce anche nella quotidianità fuori dalla palestra e dal palazzetto, condividendo spazi e momenti, gomito a gomito”.
Con alcune compagne che l’hanno presa a cuore, quasi adottata. “Dopo che Chiara Lapi è partita per Bologna, le mie mamme, o meglio, diciamo sorelle maggiori, altrimenti si offendono, – sorride – ora sono l’altra centrale Federica Fornara, la quale mi prende per mano nell’approfondimento del ruolo, correggendomi, e Rubina Valenzise, sempre generosa e disponibile”.
Impossibile non esserle, con una ragazza la quale, a sedici anni, ha avuto l’audacia, la forza e il valore di emigrare dal tetto natio per investire in se stessa, sacrificandosi, in una disciplina sportiva pulita, in cui crede.
Nel mondo odierno in generale e nella pallavolo in particolare, tra gli adolescenti, non è certo una rarità, ma non è neppure da tutti.