La Bakery Piacenza si stropiccia gli occhi e comincia a sognare. Il successo raccolto contro la corazzata Monza è arrivato nel modo più bello, dopo una rimonta che potrebbe raffigurare da sola l’intero campionato delle ragazze in biancorosso: costrette a rincorrere prima, protagoniste poi. Questo passaggio da preda a predatore va di pari passo con le convinzioni sempre maggiori della truppa di Pistola, divenuta una vera e propria “Ammazza – grandi” dopo il giro di boa: basti pensare che le prime 5 squadre della classifica di serie A2 hanno perso punti nel confronto con Do Carmo e compagne, che pure hanno obiettivi molto diversi, seppur nobilissimi per una squadra che per la prima volta della sua storia affronta questa categoria.
Per trasformare il sogno in realtà serve concretezza e cinismo in tre partite sulla carta più abbordabili, ma nella realtà dei fatti maledettamente complicate. Tre scontri diretti per arrivare alla salvezza, che numeri alla mano sarebbe meritatissima, ma che sfortunatamente è ancora tutta da conquistare. Nel rettilineo d’arrivo Piacenza dovrà correre più veloce delle altre, anche in considerazione del fatto che sarà costretta al riposo proprio all’ultimo turno del campionato. Si comincerà martedì 31 marzo, ore 20:30 al Geopalace di Olbia; poi l’ultima gara tra le mura amiche contro Soverato: appuntamento al PalaBakery il prossimo 4 aprile, ore 18:00. L’ultima partita della stagione è invece prevista per l’8 aprile prossimo, al PalaBaldinelli di Osimo, contro Filottrano.
Servirà la concentrazione delle finali. Serviranno tutte le armi a disposizione, che sin qui stanno facendo le fortune di questa formazione, a cominciare dalla giovanissima Francesca Fava. Il suo percorso assomiglia tanto ad una favola a lieto fine. Francesca lo scorso anno si è fatta notare nella Libertas San Paolo in serie D. Nonostante la giovane età, solo 16 anni, la centrale è stata contattata in estate dal direttore sportivo Stefano Mazzari, intenzionato a scommettere su di lei. Una promessa, insomma, anche perché a 16 anni non è semplice calcare certi teraflex. Il resto è storia nota: la sua sicurezza dai 9 metri in poco tempo diventa già quella di una veterana, tanto che il tecnico la impiega regolarmente per questo fondamentale. I suoi turni al servizio hanno un peso specifico non di poco conto nei risultati della Bakery. Sta crescendo tanto anche al centro grazie anche ai consigli dell’esperta e trascinatrice Giuliodori. La ragazza però non ha intenzione di fermarsi. La vera battaglia inizia adesso.
Quando sei stata catapultata dalla D alla serie A2 avresti mai pensato di fare un campionato come quello che stai facendo?
Sinceramente no. Pensavo di non essere pronta e temevo che una volta in campo avrei commesso qualche sciocchezza di cui mi sarei poi vergognata. Devo ringraziare Andrea e le mie compagne: con i loro consigli ed il loro supporto ho superato questa paura iniziale e riesco a dare il mio contributo alla squadra.
Come fai ad essere sempre così lucida al servizio, nonostante questo sia il tuo primo anno in A2?
Cerco di estraniarmi dal contesto. Non penso al fatto di essere in A2 o all’importanza della partita, o magari al fatto che potrei commettere un errore. Tutto quello che faccio è concentrarmi su quello che devo fare, cercando di seguire le indicazioni che ricevo da Andrea Pistola. Una volta sul rettangolo di gioco sono come in un mondo a parte.
Vieni impiegata sempre con più frequenza, anche per l’attacco. Questo ti stimola ulteriormente?
Ovviamente sì. All’inizio di quest’anno non pensavo di giocare così tanto, visto che sono la più giovane del gruppo. Adesso l’allenatore mi sta dando più fiducia anche in fase offensiva, per dare una mano alla squadra quando ce n’è bisogno. In questo devo tanto a Sara Giuliodori. Abbiamo fatto un allenamento dedicato alle fast. Per me è stato molto importante ed ho appreso tanti piccoli segreti da mettere in pratica in partita.
La Bakery è stata una ammazza-grandi. Secondo te perché contro le squadre più blasonate riuscite ad esprimervi meglio?
Credo che sia soprattutto un fattore mentale: da una parte con le grandi siamo stimolate a dare il massimo perché affrontiamo una squadra sulla carta più forte di noi; è anche vero che forse non abbiamo l’obbligo di vincere e questo sicuramente ha un suo peso. Sono convinta, comunque, che nella parte finale di stagione anche con le squadre che lottano per non retrocedere abbiamo detto la nostra.
Ora ci sono tre scontri diretti per la salvezza. Come ci arrivate?
Bene. Siamo pronte sia dal punto di vista fisico che mentale alla volata finale. Ora dobbiamo stringere i denti e dare il 100% come abbiamo fatto contro le varie Bolzano, Trento e Monza. Dobbiamo giocarle come se fossero finali: questo è l’unico modo per evitare di complicarci la vita nella parte conclusiva del campionato.