Il Bisonte Firenze
23/11/2024
Il Bisonte pronto a sfidare Perugia in diretta Rai
La prima diretta Rai stagionale coincide con la sesta gara casalinga su otto per Il Bisonte Firenze: domani sera alle 20.30 a Palazzo Wanny arriva ...
Leggi“Non mi sento di aver allenato la squadra più debole di tutta la serie A2, perché di essa ho apprezzato molto quello che mi ha dato. Un risultato è fatto di tante componenti, alcune sono evidentemente mancate, ma ho la consapevolezza delle tante cose positive che mi porto dentro di questa stagione”.
In fondo ad un viaggio lungo 162 giorni, quelle di Luca Paniconi sono le parole capaci di andare oltre l’evidenza, di uscire dal recinto del risultato sportivo che già da una settimana abbondante aveva condannato la Lardini Filottrano. Ma senza toglierle l’orgoglio e la voglia di sentirsi una squadra di serie A, e non solo per classificazione. A testa alta fino in fondo, fino all’ultimo pallone giocabile, difendibile o attaccabile. Come è successo a Soverato, contro chi sulla carta aveva motivazioni più incidenti.
“E’ stata la prova inequivocabile che volevamo onorare il campionato – sottolinea il tecnico portopotentino –. Abbiamo fatto fatica nei primi due set sia in attacco che in ricezione e loro sono state brave a sfruttare ogni nostro errore. Il modo di stare in campo di Chiara Baroli è forse la qualità che ci mancava, il suo ingresso ha dato la scossa e si è tirata dietro tutta la squadra. Nel momento in cui siamo cresciuti Soverato è andato in difficoltà: abbiamo difeso tanto e bene, Karic è stata pazzesca ed è diventata un riferimento sicuro. Questa vittoria lascia dentro un moto d’orgoglio, perché poteva essere facile andare a Soverato e giocare la partita che in molti si aspettavano da noi. Ma noi volevamo consolidare l’immagine che in tanti si sono fatti di questa Lardini, la considerazione che numerosi addetti ai lavori hanno di noi, del nostro modo di stare in campo, della nostra identità. Averlo fatto dopo essere stati sotto di due set è qualcosa di incredibile”.
Che porta con sé l’inevitabile rischio di lasciare sparsi qua e là i motivi di rammarico di una stagione a cui è mancata la svolta definitiva, nonostante le occasioni avute. “I se ed i ma contano poco. Il rimpianto vero è di non aver regalato il risultato finale alla società ed all’ambiente. Ho sempre pensato che questa squadra se la sarebbe potuta giocare e l’abbiamo fatto fino ad un certo punto. Quando credi in un ideale di gioco e ti impegni per quello, puoi ottenere risultati inimmaginabili. Al di là di quelle 6-7 partite in cui le nostre avversarie ci sono state superiori, tutte le altre gare ce le siamo giocate. Se fossimo riusciti a mettere qualcosa in più, e lo potevamo fare, avremmo potuto accorciare le distanze su chi ci precede, se non colmarle del tutto. Avremmo potuto sorprendere chi all’inizio della stagione aveva stilato una graduatoria di merito. La storia dirà che siamo retrocessi arrivando ultimi, ma nonostante il risultato negativo questa squadra è cresciuta, tante giovani esordienti in serie A hanno avuto un processo di maturazione: per chi si è impegnato in questo progetto è un risultato di grande valore. Ho la certezza di aver avuto in squadra tante ragazze in gamba, per come si sono allenate, per la qualità che hanno mostrato, per come sono cresciute. Per molti, me compreso, è stato imparare qualcosa che puoi fare solo vivendo un’esperienza del genere. Personalmente mi sento arricchito di alcune consapevolezze, al di là del dispiacere per il risultato finale”.