Malinov a Bergamo dopo l’infortunio azzurro
Autore: Zanetti Bergamo
14 Settembre 2017

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E’ arrivata a Bergamo. Non nei tempi e nei modi che credeva e aveva sperato. Ma Ofelia Malinov è approdata sul pianeta Foppapedretti.

Un brutto infortunio, nel corso di una delle ultime amichevoli della Nazionale italiana con l’Azerbaijan, le hanno strappato il sogno degli Europei da protagonista. Una frattura al calcagno del piede destro l’ha costretta a togliersi la maglia azzurra. Con tanta amarezza. Con un’immensa delusione per quella che avrebbe dovuto essere la regista titolare di un gruppo che l’estate aveva portato alla medaglia d’argento del World Grand Prix.

Ma Lia prova a mettere in fretta da parte la delusione, a rialzarsi e a indossare da subito i colori rossoblù.

“E’ un onore essere qui. Ho molta fiducia in questa Foppapedretti. Credo che se si lavora bene, si ha la voglia di fare e di imparare, i risultati si vedranno. Sono molto fiduciosa. E non vedo l’ora. L’amarezza per l’infortunio non è ancora passata, ma si vede che doveva andare così. Spero solo di rimettermi al più presto e di recuperare al meglio la condizione”.

Non vede l’ora di tornare in campo e mettersi a “dirigere” la squadra dalla cabina di regia. Prima dovrà però attendere di smaltire l’infortunio: ci vorranno ancora due settimane prima che possa togliere il gambaletto gessato e sostituirlo con un tutore. “Posso fare già qualcosa. L’importante è non caricare il piede”. E così la vedremo al PalaNorda, non solo per assistere agli allenamenti delle compagne, ma anche per iniziare a riprendere confidenza con l’attività atletica.

“Fisicamente spero che i tempi di recupero siano i più veloci possibili. Psicologicamente è abbastanza dura da digerire, perché farsi male due settimane prima di andare agli Europei non è piacevole penso per nessuno, però è andata così.
Mi sono già confrontata con lo Staff Medico del Volley Bergamo: terrò il gesso per il tempo necessario, poi lo sostituirò con un tutore e inizierò la riabilitazione per recuperare il carico, il salto, i muscoli”.

Tornare a quel giorno fa ancora male, ma Lia non si sottrae e racconta come è andata: “Nell’amichevole con l’Azerbaijan, dopo pochi punti, sono ricaduta sul piede della ragazza che era entrata a muro e mi sono scavigliata. Penso mi sia successo un sacco di volte e infatti pensavo fosse nulla di grave come al solito. Poi però gli accertamenti hanno detto che c’era una frattura. Sembrava a tutti impossibile: una frattura al calcagno, scavigliandosi così, sembrava non potesse succedere. Tutti gli ortopedici che mi hanno visitata mi hanno detto di non aver mai visto un infortunio così. Sono nel 2% di possibilità…”.

La Nazionale si sentirà orfana di Lia Malinov?
“Abbiamo lavorato tanto e fatto tanti sacrifici. I risultati iniziavamo a farsi sentire. Proprio per questo devono continuare ad andare avanti e a sfruttare al massimo questo momento anche senza di me, perché se lo meritano”.

L’estate in azzurro ti ha dato molto?
“Vestire la maglia della Nazionale è sempre una grande emozione. Si veniva da un periodo di alti e bassi, ma non avevamo tanto il peso della responsabilità. Perché ci si aspetta tanto da noi, ma forse non ci si chiedeva di fare risultato subito. Invece siamo state brave a tirare fuori subito una parte di quello che possiamo essere, anche se c’è ancora tanto da fare.
Io ho preso molta più consapevolezza di me stessa, anche perché arrivavo da due anni in cui avevo giocato poco. Questi mesi in Nazionale mi hanno fatta crescere tantissimo e non vedo l’ora di tornare a giocare e riprendere il mio percorso di crescita”.

MIRIAM SYLLA. La schiacciatrice rossoblù è in attesa dell’esito delle controanalisi. Entro il 25 settembre a Losanna la Federazione internazionale si pronuncerà sulla posizione di Miriam Sylla e sulla sua presunta non negatività in un test antidoping.

Nel frattempo, la notizia che anche alla palleggiatrice della Nazionale serba, Ana Antonijevic, dopo la Final Six del World Grand Prix in Cina sia stata notificata la non negatività alla stessa sostanza rinvenuta nel test antidoping di Sylla, avvalora la tesi della contaminazione alimentare, visto che le Nazionali partecipati alla fase finale alloggiavano nello stesso centro.

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