Marche Metalli Castelfidardo: una salvezza capolavoro
Autore: Lega Volley Femminile
26 Aprile 2005

E’ la giornata del relax. Ed anche una passeggiata con la moglie Paola per le vie di Jesi aiuta ad uscire dal tunnel della tensione. Palpabile in François Salvagni fino a poche ore prima, una tensione figlia di una stagione maledettamente difficile. Che ad un certo punto sembrava impossibile. Nel boato che ha scosso il PalaOlimpia e la Marche Metalli nel momento in cui Nicoletta Luciani ha sigillato la permanenza in serie A2 c’è il racconto di mille sensazioni, di un anno intero. “E’ stato un urlo di felicità, di liberazione – racconta il tecnico bolognese – un urlo che tenevamo dentro da tanto tempo, che personalmente portavo con me da due stagioni”. Un lungo sospiro. “In questo momento prevale la serenità, quella che mi mancava da tempo. E' naturale poi che ci sia una percentuale di orgoglio e di gioia per aver realizzato qualcosa di eccezionale”. Un capolavoro dipinto con intelligenza, con rabbia, con la capacità di non lasciarsi andare nei momenti di crisi vera. Dopo due terzi di campionato la Marche Metalli era ultima. Da sola, disperata. Con dieci partite a disposizione per compiere un miracolo. Di punti ne ha raccolti 21 su 30 (meglio hanno fatto solamente Padova ed Arzano), vincendo sette volte, battendo Arzano, Rivergaro ed Altamura (oggi ai play off), uscendo dal campo una sola volta a mani vuote. Un capolavoro. “E' semplicistico dire che se avessimo a giocare così prima chissà dove saremmo arrivati. La verità è che serviva tempo per inserire Savostianova, serviva tempo per la crescita di Sorokaite, non potevamo fare magìe. Il momento decisivo della stagione è stato il mese di dicembre, giocato senza opposto: il 3-2 di Firenze si è rivelato eccezionale, così come il punto di Curtatone e la vittoria di Matera. Lì abbiamo fatto un miracolo”. Un solo vero momento di sconforto. “A Collecchio, sotto 21-24 nel quarto set. Stavamo buttando via la stagione. Prima eravamo troppo presi dai nostri problemi (non ultimo la fuga di Santiago, ndr.) per pensare alla classifica”. Poi la sottolineatura su qualche ringraziamento. “Ho sentito l’esigenza di ringraziare la società perché dopo la sconfitta in casa con Corridonia cambiare l’allenatore era la scelta più facile. Grazie soprattutto a José Caceres (suo secondo da due anni, ndr.) per la solidarietà e la lealtà, oltre che per l’apporto tecnico. Il suo lavoro è stato determinante, la gestione di Sorokaite ad esempio è stata un capolavoro”. Resta lo spazio per un pensiero. “La gloria è una mamma che ha tanti figli e dobbiamo imparare a gioire dei nostri successi. Abbiamo fatto qualcosa di incredibile, esultiamo per questo successo”.



 


 


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