Nello sport moderno negli ultimi anni è avanzata con prepotenza una nuova figura determinante ai fini del risultato sportivo: il mental coach. La Banca Reale Yoyogurt Giaveno, dal canto suo, può contare sulle prestazioni di uno stimatissimo professionista del ramo, Massimo Formicola. Con lui abbiamo affrontato più tematiche, entrando nel cuore del suo rapporto con la società cuattina, ma anche analizzando argomenti che esulano dall’aspetto prettamente sportivo: “Sono una persona che attraverso l’attività fisica ha incrementato delle proprietà mentali, ed è basandomi sull’esperienza, appunto, sportiva – afferma Formicola – che ho percepito quanto è assolutamente fondamentale l’aspetto mentale. Al Giaveno applico un metodo e un modello che sono riuscito a sviluppare insieme a Gabriele Zanaria, collega e amico, con il quale abbiamo creato una modalità di lavoro personale, costruita attraverso lo studio e l’utilizzo della programmazione neuro linguistica, il coaching e, ovviamente, la nostra esperienza”.
Massimo, ci puoi spiegare com’è nato il tuo percorso lavorativo?
“Quando ho iniziato a intraprendere un percorso formativo e di sviluppo personale mi sono accorto fin dal principio che la differenza la fa come ti approcci (mentalmente) alla prestazione e che ci fosse una forte connessione tra l’approccio e la prestazione. Per me e Gabriele era fondamentale capire – il come – le persone riuscissero a sviluppare le proprie capacità in maniera ottimale. Il karate, ossia mia passione primaria, ha una spiccata filosofia di base: “Fare e poi capire”. Noi, popolo occidentale, abbiamo bisogno prima di sapere le cose per poi attuarle. Mentre io penso che sia poco produttivo e, infatti, sostengo che l’approccio ideale sia proprio quello indicato dagli asiatici”.
Com’è nato il metodo di lavoro che caratterizza la tua figura professionale?
“Questo modello di lavoro nasce da un’attitudine, da come ci si pone. Sperimentando sul campo mi sono accorto che ci fossero 6-7 pilastri, fattori basilari, per far sì che il metodo realmente funzionasse. La mia esperienza nasce sicuramente da quanto ho appreso e applicato nel karate, essendo un istruttore in quel di Chieri, ma ci terrei a precisare una cosa: il modello non va a modificare la persona, ma va ad integrarla e, soprattutto, l’obiettivo di base deve essere sempre quello di creare un’evoluzione. Principalmente sotto il profilo mentale”.
Come e in quali contesti ti sei avvicinato al mondo dello sport?
“Mi sono avvicinato in modo così strutturato nell’approccio con l’atleta solamente negli ultimi anni. Infatti, la fase precedente, ossia quella di sviluppo e studio, è stata fondamentale per raccogliere/elaborare dati e per fare in modo di creare un modello competitivo e da proporre. Sono entrato nel mondo del calcio con mister Cavallari, attualmente maestro di calcio nelle giovanili della Juventus. Con lui ho operato, nel 2005, in maniera ottimale alla Biellese Calcio. Successivamente ho avuto una piccola parentesi alla Pro Vercelli. Dopodiché sono approdato al Novara, dove sono riuscito a operare per un biennio grazie al prezioso contributo di mister Emiliano Bigica e del direttore Massimo Venturini. Assai preziose sono state anche le collaborazioni presso i Settori Giovanili del Como e la Prima squadra del Vigevano calcio. L’esperienza nelle fila dei comaschi, soprattutto, mi è servita per confermare l’efficacia e la competitività del modello”.
Ci puoi descrivere il tuo “modus operandi”?
“Il mio modo di lavorare, per essere espliciti, non è solamente training e coaching ma è soprattutto istant-coaching. Quindi: intervenire immediatamente. E ciò siamo riusciti a svilupparlo attraverso l’osservazione e la raccolta dati (utilizzo di questionari e schede di lavoro, …) per poter capire come supportare l’atleta con cui ti relazioni. In questo modello ci sono sei fattori fondamentali, più un settimo che recita un ruolo chiave:
1)Lavoro sullo sviluppo e la sinergia delle abilità (nel mio specifico incidendo su quelle mentali)
2)La gestione del proprio Stato psico-fisico nel momento della prestazione
3)L’utilizzo appropriato dell’energia fisica e mentale
4)La Motiv-azione cioè il motivo dell’azione
5) Attivazione all’azione inteso come l’essere pronti
6)Fattore “X”, ossia la capacità di aspettarsi l’inaspettato, lavorare sulle incognite che si possono verificare durante le gare.
E poi, ultimo, ma non in ordine di importanza, creare una mentalità vincente: puoi fare un grande lavoro mentale se contemporaneamente sviluppi la mentalità vincente, e questo è l’elemento fondamentale della premessa del modello.
Entrando nello specifico del tuo approdo a Giaveno, come si è concretizzato questo binomio?
“Conoscevo il General Manager, Antonio Vagliengo. Il direttore mi contattò all’indomani della partita interna disputata contro Fontanellato. Incontrai prima lui e, successivamente, il Presidente Claudio Ricci con lo staff tecnico. In questi incontri, fortunatamente, capimmo di poter gettare delle basi solide per poter iniziare un percorso comune. Nell’iniziale fase sperimentale ci furono istantaneamente ottimi responsi da parte della squadra. D’altro canto nell’arco della stagione siamo riusciti a creare i giusti equilibri, a sviluppare una metodologia che è risultata proficua per il sottoscritto, il gruppo e la società. Ho impiegato un mesetto per proporre le mie idee lavorative”.
Com’è stato il tuo rapporto con le atlete?
“Il mio rapporto con le atlete nell’arco dell’annata sportiva è stato ottimale, non hanno mai creato interferenza durante il mio operato. Sono sempre state attente e diligenti ai compiti assegnati. Hanno fatto le cose in maniera scrupolosa e meticolosa. Ci sono state veramente le condizioni ideali per proporre il mio modus operandi”.
Stai lavorando su un progetto editoriale, ce ne puoi parlare?
“Migliora le tue prestazioni sportive SI.ST.E.M.A.ticaMENTE. Questo è il manoscritto che abbiamo proposto io e il mio collega Zanaria alla casa editrice Calzetti & Mariucci e che è già in fase di stampa. In questo libro racchiudiamo il nostro metodo e modello lavorativo e, nello specifico, cerchiamo di proporlo all’intero settore sportivo”.
Com’è nata questa idea di scrivere un libro?
“Avendo fatto esperienze con tantissimi ragazzi. Questo manoscritto si basa principalmente sulle esperienze fatte, raccontando in sintesi una storia estratta da storie reali e dando spunti concreti per l’uso e l’applicazione del modello. Crediamo fortemente di avere costruito un ottimo prodotto, speriamo vivamente di poter trarre responsi positivi da chi deciderà di acquistarlo”.