Cia Minetti Vicenza: c'è attesa pr la sfida decisiva di Pesaro
Autore: Lega Volley Femminile
3 Novembre 2006

La Cia Minetti oggi ha sostenuto una sola seduta di allenamento presso l’impianto del Pala Laghetto in preparazione della trasferta di domenica prossima, 5 novembre, a Pesaro per la partita decisiva della prima fase della Coppa Italia. Un solo allenamento per dare modo alle ragazze di non arrivare troppo appesantite a quello che può essere definito il primo importante appuntamento di questa fase iniziale di stagione.

La possibilità di poter conquistare l’accesso alla seconda fase è un obiettivo che tutte le ragazze e la società vogliono conquistare per due motivi essenziali. Il primo perché significherebbe dare la conferma di quanto di buono fatto vedere in questi primi incontri ufficiali e secondo perché le gare successive, se andassero in senso positivo, consentirebbero alla formazione biancorossa di concentrarsi maggiormente sul campionato, avendo conquistato già uno degli obiettivi stagionali.

 

La società rinnova l’appello ai tifosi biancorossi affinché essi seguano la Cia Minetti a Pesaro per questa trasferta importante e ci sono ancora posti a disposizione nel pullman che la società ha organizzato per questa occasione.

Ricordiamo che il costo per partecipare, incluso del biglietto di ingresso al PalaDionigi (l’impianto dove si disputerà l’incontro), è di 10,00 euro, con partenza fissata da Via Ferrarin (la via adiacente il PalaCia) è fissato alle ore 12,30 di domenica 5 novembre.

I numeri da contattare sono: 0444-922766 per il telefono, 0444-926780 per dare l’adesione via fax e info@volleyvicenza.it per chi intende comunicare la sua partecipazione via telematica.

 

Il caso legato alla giocatrice Stefania Okaka, vincolata alla società biancorossa e da cui ha chiesto lo svincolo indicando motivi legati a esigenze familiari, sta diventando sempre più “il caso Okaka”. E tale è da considerarsi, soprattutto se la sentenza emessa la scorsa settimana dalla Commissione Tesseramento Atleti della FIPAV dovesse essere confermata dalla Corte d’Appello Federale, alla quale la società biancorossa ha subito presentato ricorso, con la documentazione già inviata nella mattinata di sabato scorso.

Infatti la Commissione tesseramento ha ritenuto di accogliere le richieste dell’atleta che potrà svincolarsi dal club vicentino, versando allo stesso una cifra a titolo di riconoscimento di indennizzo, creando una situazione davvero pericolosa, oltre che contraria a quanto previsto dagli attuali regolamenti federali, come farà evidenziare la società vicentina in sede di appello.

Dicevamo che la vicenda legata ad Okaka è diventato ormai un caso e, infatti, di tale questione se ne è occupata anche la stampa nazionale oltre a quella locale nei giorni scorsi e il maggiore quotidiano sportivo “La Gazzetta Sportiva” nell’edizione di ieri, sottolineava la gravità di questa situazione inserendola fra i guai che la Federazione Italiana deve affrontare in questi giorni oltre alla sconfitta della nazionale italiana contro la Serbia. Nel giornale rosa, infatti, si parla del grosso rischio che tale sentenza può causare, minando l’efficacia dell’iniziativa del Club Italia (dove attualmente gioca e si allena la giovane Okaka), dal momento che la ragazza ha dichiarato di voler trasferirsi a Roma per giocare, già da quest’anno. Ma il rischio che potrebbe derivare dall’applicazione di questa sentenza è condiviso anche dalla Lega Pallavolo Serie A femminile ed è per tale motivo che all’ordine del giorno del prossimo consiglio direttivo è stato inserito anche il punto per approfondire tale situazione e trovare una posizione comune di fronte a questa sentenza. Il rischio, infatti, è che si desse attuazione a questa sentenza si causerebbero notevoli danni alle società che lavorano e investono molto per la creazione di vivai e atlete per il futuro della pallavolo, non potendo più sentirsi tutelate nei loro diritti e nell’impiego successivo delle atlete stesse che i club hanno fatto crescere.

 

Da oggi vogliamo iniziare a dedicare ad alcune protagoniste della nuova stagione della Minetti Infoplus, dei piccoli pezzi dove raccontare alcune particolarità o curiosità di esse. Iniziamo, pertanto, dal gruppo “serbo-croato”, prendendo spunto dalla triste esperienza della guerra che ha coinvolto i loro paesi.

 

Con gli ultimi due arrivi nella formazione della Minetti Infoplus, in ordine di tempo, la palleggiatrice serba Bojana Radulovic e la schiacciatrice croata Matea Ikic, la squadra biancorossa affianca così a Mia Jerkov e Ivana Curcic due ragazze della stessa nazionalità formando un quartetto inedito per la pallavolo italiana. Un gruppo che dimostra come le recenti vicissitudini del paese d’origine, l’ex Jugoslavia, siano solo il frutto di un odio passato che non le ha coinvolte e che poco ha a che fare con lo spirito di squadra che le ragazze hanno instaurato. Non è quindi retorica affermare come lo sport possa insegnare e allo stesso tempo unire nella stessa formazioni quattro ragazze di due nazionalità diverse che sentono più di ogni altra cosa di essere, oltre che compagne di maglia, amiche con la consapevolezza che la guerra, che ha dilaniato la loro terra, oggi è solo un triste ricordo, e che dentro il cuore di ognuna di loro ha lasciato segni indelebili. Cicatrici che le hanno portate ad approcciarsi alla vita di tutti i giorni, ma anche a quella sportiva, in modo semplice non dimenticando mai chi sono e da dove vengono. Del conflitto esploso nel 1991 e conclusosi nell’agosto del 1995 le ragazze in un modo o nell’altro portano dentro di loro numerosi e diversi ricordi. Nello spirito di queste quattro ragazze, che hanno vissuto momenti terribili della storia del loro paese, c’è sicuramente qualcosa di diverso da quello delle compagne di squadra.

“Tutto quello che è successo per quanto mi riguarda è stata solo una questione politica—racconta Mia Jerkov—Tutta colpa di un sistema distorto che fa dell’odio tra la gente la sua arma peggiore. Non ho mai avuto nessun tipo di problema con le mie compagne, anzi i rapporti sono limpidi e sereni. Qui a Vicenza ho trovato un clima sereno e di profonda umanità. Avevo dodici anni quando tutto cominciò, ricordo quando eravamo costretti a rimanere chiusi in casa con tutta la famiglia senza poter uscire, per paura delle sparatorie. Furono momenti di paura che difficilmente potrò dimenticare. Crescendo in questo clima, davvero duro per una bambina, porto con me le cicatrici di un periodo buio per la nostra storia”.

Ivana Curcic, arrivata anche lei quest’anno a Vicenza, dopo un anno di stop forzato a Belgrado ricorda il periodo della guerra vissuto nella sua città ancora segnata dai bombardamenti ricevuti. “Uno dei ricordi più vivi di quel periodo—racconta la schiacciatrice serba—che mai dimenticherò fu quando ero agli allenamenti con la formazione giovanile della Stella Rossa. Mentre mi allenavo con le mie compagne suonò la sirena che segnalava l’arrivo di un imminente bombardamento. Scappammo tutte di corsa cercando di arrivare a casa il prima possibile mentre altre cercavano rifugio vicino al palazzetto. La cosa incredibile è che a un certo punto facevamo tutto o quasi in modo normale. Di notte sentivamo il rumore delle bombe che cadevano in lontananza, e la mattina successiva si facevano i conti con i danni. Ricordo che venivano colpiti gli obbiettivi militari, ma capitava che venissero centrati anche civili. Con le mie compagne di squadra c’è un rapporto di profondo rispetto e amicizia, le differenze tra di noi non esistono, sappiamo però di aver convissuto un periodo difficile”.

L’ultima arrivata in casa Vicenza Volley è Bojana Radulovic originaria della cittadina serba di Vrsac. Lei durante il periodo della guerra ha vissuto per un po’ in America con la famiglia: “Di quel periodo ho un ricordo molto vago—racconta Bojana—I miei genitori furono chiamati all’estero per lavoro e una volta rientrati a casa ci protessero molto dal quel terribile periodo, l’immagine  più viva è quella delle lunghe file ai negozi per comprare i generi di prima necessità. Sono felice di poter giocare a Vicenza, anche perché qui ho trovato tre compagne che si possono considerare delle sorelle. L’esperienza che ci portiamo dentro di sicuro ci ha cresciuto in modo diverso anche nell’approccio quotidiano alla realtà. Di certo non sono alla ricerca sempre di qualcosa, mi accontento di quello che ho che considero già molto”.

Mata Ikic del gruppo è quella più piccola con i suoi diciassette anni. A Vicenza ha ritrovato Mia Jerkov, croata come lei. Per Matea il periodo della guerra ha incrociato la sua prima giovinezza lasciandole solo qualche vago ricordo, anche perché vicino al suo paese di origine, Pola, il conflitto è passato solo di striscio. “Ho un vago ricordo di quel periodo—ricorda Matea—Di sicuro il rapporto con le mie tre compagne lo potrei definire super. Le uniche differenze che potrebbero sentirsi sono quelle riferite all’età, ma alla fine neanche quelle ci sono. Sono qui a Vicenza da poco, ma il rapporto con loro si è subito saldato”.

 

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