I due volti del silenzio: prima della partita quello dettato dalla tensione per un incontro fondamentale nella corsa al titolo più importante del continente. Poi quello della felicità che lascia spazio alle lacrime per una partita finita come meglio non si poteva. Il «respiro» di un Palais des Victoires pieno come un uovo dà il polso della tensione per l'attesissima (e deludentissima per i colori francesi) finale europea. Il primo coro di incitamento dagli spalti arriva alle 20,30 in punto, qualche secondo prima dell'inizio della partita. Prima un silenzio carico di speranze (rotto solo dai watt della musica), con i tifosi che sembrano non volere disturbare il riscaldamento delle due squadre in campo. Perché ieri sera dopo aver varcato le porte di ingresso del Palasport si veniva catapultati in un mondo a sé, con l'aria carica di attese e speranze. Un silenzio, quello dei tifosi della
Colussi, che sembrava quasi un'attesa dei colleghi perugini, arrivati all’impianto solo pochi minuti prima del pallone iniziale. Poi, dopo la prima battuta, l'urlo delle due tifoserie è iniziato incessante con i due schieramenti contrapposti che non si sono fermati fino all'ultimo pallone. Alla fine i sostenitori francesi sono rimasti in silenzio (non prima, però, di aver incitato le giocatrici umbre all'uscita dal campo), mentre quelli della Colussi sono rimasti a cantare nel loro spicchio di curva, quasi a voler prolungare una giornata magica. Perché i perugini sanno che un titolo vinto in trasferta vale doppio. Il tecnico Massimo Barbolini analizza con grande felicità il risultato: «Siamo al settimo cielo, era un obiettivo a cui tenevamo davvero tantissimo, vincere in questa maniera è davvero stupendo. Abbiamo disputato una splendida partita anche quando abbiamo ceduto il terzo parziale. Sono due anni che pensavamo di raggiunger questo obiettivo che ci era sfuggito a Tenerife. Senza nulla togliere alle altre competizioni, la champions league è quella con la C maiuscola. Con questa vittoria Perugia entra di diritto nella storia della disciplina, al pari di Ravenna e di Bergamo. E’ una gioia immensa». Anche perché nessuno vedeva la Colussi come favorita, ma il Barbo glissa. «Io non la cambierei con nessun’altra la mia squadra».