Non chiamatela, però, “Santeramo connection”, anche se, almeno all’apparenza, così potrebbe sembrare. In effetti, alla corte del riconfermato Montemurro, dopo l’olandese Sandra Wiegers, c’è da registrare ora l’arrivo della centrale Samantha Grando.
Atleta friulana (è nata, infatti, a Pordenone), nella sua carriera di girovaga per il volley ha, spesse volte, fatto tappa nelle regioni del centro-sud, tra Tortoreto (in due diversi momenti) e, appunto, Santeramo (tre tornei consecutivi con una sensazionale cavalcata promozione in A1).
Persona decisa («Amo molto stare in compagnia, però sono estremamente gelosa dei miei spazi»), lavoratrice instancabile («Mi piace vivere l’atmosfera della palestra, impegnarmi sino in fondo nelle sedute tecniche, ma anche scherzare e fare gruppo»), la Grando non vede l’ora di poter dare il via a questa sua nuova esperienza di vita, nata perché «Conosco bene Montemurro e so quanto riesce a far bene con le sue squadre. La società, poi, ha voglia di fare un bel campionato ed io desidero fermamente riscattarmi dall’ultima non felicissima stagione».
Il riferimento è alla stagione vissuta a Sassuolo. «Peccato – argomenta – avevamo una gran bell’organico e, in molte occasioni, abbiamo dimostrato anche il nostro effettivo potenziale. Qualcosa, però, non è andato per il verso giusto e non siamo riusciti a centrale l’obiettivo dichiarato».
Considerata una dei migliori “posti tre” della cadetteria (le sue fast sono letteralmente immarcabili), la Grando, che, in carriera, ha vissuto anche due stagioni da opposta, la prima nei settori giovanili, l’altra nel primo anno a Santeramo, ed è stata provata anche da attaccante di banda («Fu Montemurro a tentare nell’avvio della mia unica esperienza di A1 in casa Alfieri»), non nutre alcun rimpianto verso la massima serie («L’A2 è la mia dimensione ideale») e ricorda, con piacere, il suo primo contatto con il mondo sotto rete («Forse un po’ tardi, rispetto alla norma, a soli quattordici anni»), che, magari, non le ha consentito una lunga esperienza tra le under, ma le è valsa comunque una convocazione con la Nazionale prejuniores di Bosetti nel ritiro di Albiano (esperienza chiusa, però, dopo appena quindici giorni a causa di un infortunio alla caviglia.
Ma questo è passato. Ora, però, il pensiero è orientato altrove. A una nuova città («Dovrei raggiungere Isernia penso per la fine del mese di agosto») con un avvio di preparazione da affrontare ed una presentazione ufficiale davanti a stampa e tifosi da sostenere (anche se, sulla data dell’evento, per il momento, il sodalizio di Via Veneziale non si è ancora pronunciato ufficialmente), ad altri aficionados da conquistare («Al Sud ci sono persone molto partecipi e io, personalmente, ho sempre giocato in piazze calorose, non può che farmi piacere. Non mi piace fare promesse, ma chiedo soltanto ai nostri tifosi di seguirci sempre più numerosi, riusciremo a conquistarli, come mi è sempre successo in passato»), ad una pallavolo sempre più in evoluzione («Una disciplina particolare, la nostra, al Sud si vive in un clima di grande familiarità, al Nord in maniera più legata ai ruoli»), ad un’amica “ritrovata” («Con Sandra (la Wiegers, ndr) mi trovo a meraviglia») e ad un piccola riflessione su “corsi e ricorsi storici” («Noi due assieme a Francesco siamo riuscite a regalare grandi risultati ad una piazza competente, come quella pugliese di Santeramo, perché non dovremmo farlo anche ad Isernia?»).
Già, perché?