Dopo una domenica di sosta forzata, la Zanetti è pronta a tuffarsi nella settimana che porterà al match casalingo con Perugia.
Alla ripresa degli allenamenti, osservate speciali dagli staff tecnico e medico sono Katarina Luketic e Juliann Johnson: la prima, uscita nel corso del match con Firenze per un dolore alla spalla destra, verrà monitorata e sottoposta a nuove terapie, l’opposto americano, invece, ha un problema muscolare al polpaccio della gamba destra.
Sotto controllo anche l’umore del gruppo. Ci aiuta Giorgia Faraone a capire com’è il clima che si respira negli spogliatoi in questi giorni: “Sapevamo che sarebbe stato un avvio di stagione a rilento, nel senso che la squadra si è formata piano piano a causa degli arrivi all’ultimo minuto delle straniere. Siamo arrivate tutte in periodi di preparazione diversi e sapevamo che prima di trovare un assetto completo di squadra ci sarebbe voluto del tempo. Quindi siamo abbastanza tranquille, abbiamo fiducia l’un l’altra, ci stiamo impegnando tanto. Ovvio che vorremmo che i risultati fossero arrivati, però siamo fiduciose che arriveranno piano piano”.
Le problematiche relative ai rinvii per i contagi da covid come vi influenzano? “Sapevamo che ci sarebbe stata questa incognita, ovviamente prendiamo tutte le precauzioni e speriamo di riuscire a gestire al meglio la situazione”.
Che cosa ci dobbiamo aspettare dalla gara con Perugia, domenica al Pala Agnelli? “Siamo due squadre che hanno iniziato con qualche difficoltà. Giochiamo in casa e veniamo da una partita in cui abbiamo dimostrato di esserci, questa volta lo vogliamo dimostrare sicuramente con il risultato. Vogliamo dare una svolta a questo nostro campionato”.
Giorgia, ultimo volto nuovo della Zanetti, arriva da Cannes e la sua esperienza ha radici in avventure non solo italiane. E non può stare senza volley… “Sono una persona normalissima a cui piace stare in compagnia degli amici. E la maggior parte di loro, in giro per l’Italia e non, li ho conosciuti grazie alla pallavolo che ha iniziato a farmi viaggiare quando avevo 15 anni”.
E in campo, che giocatrice sei? “Sono di quelle convinte che l’atteggiamento possa fare tanto in una prestazione. Cerco sempre di aiutare le compagne perché sono convinta che una parola di conforto faccia sempre bene, sia alla compagna che all’economia di squadra. E sono una molto grintosa: mi piace giocare in certi palazzetti in cui l’aria è molto calda, perché anche se il pubblico è contro, c’è un motivo in più per fare bene”.
Da Cannes a Bergamo, due storiche rivali di tante battaglie europee. Quali sono le differenze e le affinità che hai trovato? “Io mi sono trovata molto bene a Cannes e mi sto trovando molto bene a Bergamo: non ci facevano mancare nulla lì come qui, quindi non trovo differenze tra le due società. La differenza è nel sistema: purtroppo in Italia noi siamo dei dilettanti e non veniamo riconosciute per quello che facciamo. In Francia il sistema è diverso, la pallavolista è considerata una professionista ed è un lavoro a tutti gli effetti.”.
Anche il tifo è caloroso a Bergamo come a Cannes. Anche se ancora, quello di Bergamo, non lo hai potuto vivere appieno… “L’ho visto negli anni passati, ma per poco l’ho visto anche quest’anno, anche solo quando i ragazzi della Nobiltà ci hanno aspettato all’ingresso del palazzetto in occasione della prima partita. E quando sono venuti a Trento pur sapendo che non sarebbero potuti entrare nel palasport per seguire la gara. Erano lì solo per farci sentire il loro appoggio e la loro presenza, questo dimostra che sono dei grandi”.
Gli spalti deserti non aiutano l’agonismo in campo… “Secondo me il tifo può fare la differenza, è un’arma in più: venire a giocare in un palazzetto come quello di Bergamo è sempre stato difficile per gli avversari per il tifo sempre presente, capace di incitare sempre la squadra a prescindere dal risultato. Aspettiamo che torni presto ad essere così”.