Il marchio di fabbrica è quello Foppapedretti. E il suo arrivo in serie A va a confermare una consuetudine delle ultime stagioni: il Settore Giovanile del Volley Bergamo sforna talenti.
E’ la schiacciatrice Benedetta Mambelli. Nata il 21 settembre 1995, arriva da Mantova, è alta 187 centimetri. E’ lei la prescelta per fare il doppio salto dalla B1, disputata con la Camunnia Foppapedretti, alla A1. E’ lei il volto della tradizione che porta la Foppapedretti ad accompagnare il percorso di crescita delle atlete di talento. Prima di lei la centrale Laura Melandri, ma tanti altri nomi si potrebbero aggiungere alla lista, come quelli di Loda e Tasca, prima ancora di Zambelli e Gabbiadini. Cuccioli cresciuti in casa e poi lanciati nel mondo dei grandi. E ora è il turno di Benedetta, chiamata a confermare le aspettative.
Le abbiamo chiesto di raccontarsi e di raccontarci: come è arrivata al volley, come è approdata a Bergamo, come si vive un’avventura in rossoblù. Ecco cosa ci ha scritto dopo le settimane trascorse sui libri per preparare l’esame di maturità.
“Ho iniziato a 8 anni a Mantova. Sono rimasta nella società dell’OP Volley Asola fino a 15 anni, poi ho deciso di cambiare totalmente posto e mi sono spostata in Emilia Romagna, alla Scuola di Pallavolo Anderlini, dove ho partecipato al campionato di under18 e B1 per due guidata dall’allenatrice Roberta Maioli. Memorabile l’ultimo anno: alle Finali nazionali under18 sono stata premiata come Migliore Attaccante. Un’emozione indescrivibile non avendo vinto nulla fino ad allora. Si apre quindi il varco della Foppapedretti. Come dire di no? Quest’anno ho disputato il campionato di B1. L’obiettivo era salvarsi ed è stato raggiunto. Purtroppo le giovanili per me sono terminate ormai da un anno ma sono rimasta molto contenta del risultato delle mie compagne”.
“Ora la Serie A. Cosa si prova? Potrei racchiudere il tutto in un ‘Davvero??? Wow, non ci credo!’ E’ sicuramente una delle più grandi proposte che mi siano mai arrivate e dire che sono molto felice è veramente riduttivo. Avrò compagne di squadra che macinano pallavolo già da parecchi anni e da loro non posso fare altro che imparare. La maggior parte sono ragazze della mia età (18 anni) e quindi non sarò l’unico “pulcino”, il che mi consola. Sarebbe un traguardo riuscire ad entrare qualche volta in partita, magari anche per poco, per provare cosa significa correre e saltare su un campo di serie A1 che fino ad oggi ho contemplato dallo schermo della tv. Si vedrà.”