Savino Del Bene Scandicci
22/11/2024
Sulla strada per Roma
Conclusa una settimana da sogno con tre successi in altrettanti match tra campionato e Champions League, la Savino Del Bene Volley, finalmente priv...
LeggiMagari non del tutto, ma l’amarezza va scemando. E lascia spazio ai bilanci di fine stagione.
Gli immancabili bilanci: linee tracciate per tirare le somme e capire cosa è andato e cosa no, cosa ha funzionato e cosa va rivisto.
Il primo a cui chiedere “perché” è il tecnico Stefano Lavarini. Che dalla panchina rossoblù ha vissuto da vicino ogni istante. Ecco cosa ci racconta…
Secondo anno sulla panchina della Foppapedretti Bergamo in un crescendo di emozioni e di risultati. Un tuo bilancio personale: che cosa hai avuto da questa seconda stagione e che cosa pensi di avere dato?
“In questa seconda stagione penso soprattutto di aver messo più sicurezza nella proposta tecnico-tattica in allenamento. Diciamo che dopo un anno di esperienza, è stato un po’ più facile dosare i carichi e fissare alcune priorità nel lavoro, non che la stagione precedente le cose in tal senso fossero andate male, ma di certo ho avuto meno dubbi e preoccupazioni. Logicamente ogni gruppo ha le sue dinamiche anche per quanto concerne il tipo di lavoro da proporre ma quest’anno ho dovuto curarmene meno. Oltre a ciò credo di aver messo il massimo impegno e il massimo coinvolgimento come l’anno scorso. Per quanto riguarda quello che ho avuto, si ragiona oltre che in termini di esperienza e maturazione professionale, anche in termini di emozioni. Le tre principali sono state: 1) godersi la vittoria della semifinale di Coppa Italia e l’attesa e la preparazione della finale (anche la finale, sebbene non giocata alla grande è stata una bella emozione); 2) la sensazione costante, per tutta la stagione, nonostante le difficoltà che in ogni esperienza si affrontano, di poter essere competitivi per un ottimo risultato, aspetto che si è concretizzato maggiormente in Coppa e in Regular Season, e meno nei Play Off, ma ciò non cambia la convinzione e il sentimento che mi ha accompagnato nell’affrontare ogni momento; 3) nei momenti difficili la sicurezza di lavorare veramente bene in questa Società, di sentire sempre l’appoggio del club, di vivere il confronto e l’autonomia sempre con la consapevolezza che qui si vince e si perde insieme”.
La squadra ha avuto picchi di buone prestazioni e qualche momento di amarezza. Più o meno di quanto previsto a inizio stagione?
“Sì, l’andamento della stagione ha rispettato le aspettative: un po’ di alternanza di prestazioni con picchi verso l’alto e verso il basso con la speranza che nelle occasioni importanti potessimo attestarci su una media alta. Credo che siano stati maggiori delle aspettative i picchi verso l’alto e di questo ne è testimonianza il piazzamento in Regular Season, che ci ha visto terminare con una giornata di anticipo in terza posizione, a conferma di una regolarità nei successi maggiore di quello che si potesse prevedere. I meno li ho visti nel quanto siamo stati competitivi con una media alta di prestazione nei Play Off, dove contro un avversario molto forte potevamo esprimere una miglior pallavolo e un nettamente miglior carattere. Ma arrivare in finale di Coppa significa comunque aver centrato in una delle due importanti occasioni, anche questo obiettivo di crescita”.
La domanda aleggia nell’aria da tempo… Diamo una risposta: perché a un certo punto hai deciso un cambio di regia? Perché Smutna per Weiss?
“Nel nostro gioco, come in ogni cosa, ci sono degli equilibri. Io ho messo sulla bilancia le caratteristiche e la condizione delle nostre due alzatrici nell’intento di trovare il migliore. Con Weiss avevamo maggiore esperienza e decisamente un miglior gioco con i centrali, ma una situazione molto penalizzante nel muro/difesa, sopportabile se in attacco fossimo stati in grado di garantire maggior qualità. Senza dubbio quella qualità potevamo averla nel gioco al centro e nelle situazioni di palla perfetta anche con i laterali, ma non con ricezione negativa e in contrattacco. Con Smutna guadagnavamo molto nella giocabilità proprio di queste situazioni. Lucie ha una traiettoria di palla più congeniale a Diouf e la capacità di raggiungere con la fondamentale altezza e lunghezza di traiettoria attaccanti come Sylla e Loda che grazie alle loro qualità di salto possono attaccare a un piano superiore di quello cui è solita giocare Weiss nelle condizioni di difficoltà. Inoltre Lucie riequilibrava decisamente il nostro sistema di muro, non perdeva molto in difesa rispetto a Weiss, mentre al servizio aveva una buona efficacia (come Weiss) con una bassa percentuale di errore in più. Sacrificavamo in parte il gioco al centro, ma la nostra squadra e il nostro gioco sono stati costruiti per lasciare a Diouf gran parte delle responsabilità in fase offensiva, mentre per i centrali è stato maggiormente importante il lavoro di muro (a dimostrazione di ciò anche il frequente utilizzo di Melandri, che a inizio anno sembrava dovesse solo farsi le ossa e giocare poco). Logicamente Smutna ha pagato dazio in termini di tenuta ed esperienza, ma in molti momenti che contavano la nostra squadra ha giocato più forte di quello che a mio modo di vedere avrebbe potuto diversamente. Ogni anno, ogni gruppo, ogni momento hanno i loro equilibri, questo è il modo in cui ho gestito i nostri”.
Perché la corsa nei Play Off si è chiusa in due gare?
“Perché in quelle due gare i nostri avversari hanno trovato l’entusiasmo giusto e hanno giocato quasi a memoria un’ottima pallavolo, mentre nello stesso momento noi siamo stati poco reattivi e troppo timidi caratterialmente e in campo abbiamo messo troppo poca efficacia in attacco e a muro”.
C’è qualcosa che non rifaresti?
“Le azioni vanno valutate contestualizzandole al momento in cui sono state compiute, ma a volte serve il necessario distacco. Di sicuro ho ed abbiamo commesso degli errori come sempre e come tutti, pertanto insieme allo staff tecnico e dirigenziale li analizzeremo serenamente per continuare a migliorare”.
E qualcosa che faresti sicuramente?
“Tutto quello che ho fatto. In ogni momento della stagione ho lavorato per crescere e fare del mio meglio, pertanto anche laddove non mi sia riuscito, ho ricevuto sicuramente delle lezioni importanti per il futuro. L’esperienza del resto è ciò che si ottiene quando non si ottiene quello che si vuole”.