Bergamo
22/11/2024
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LeggiDi seguito l’intervista che Mauro Fabris, presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile, ha rilasciato a Pianeta Volley.
C’è tanta carne al fuoco in questa lunga chiacchierata con il Presidente della Lega Pallavolo di Serie A Femminile, Mauro Fabris, che si prepara ad affrontare una nuova stagione con qualche intoppo iniziale, legato al problema dei tempi imposti dalla Fivb per il tesseramento delle giocatrici straniere, ma anche con la consapevolezza che il nostro è certamente uno dei campionati più belli del mondo, il migliore se consideriamo il livello medio di tutte le squadre partecipanti. Con Fabris ho parlato anche delle Olimpiadi, terminate qualche settimana fa con un bilancio tutto sommato positivo per il volley azzurro, e soprattutto del rapporto dei media con la pallavolo.
La pallavolo è il secondo sport più praticato in Italia dopo il calcio e il preferito dalle ragazze, eppure spesso è difficile catturare l’attenzione dei grandi media, quelli che raggiungono un pubblico davvero di massa (parlo dei tg, delle prime pagine dei giornali sportivi e non). Secondo lei, che cosa manca? Perché in Italia una partita di Champions League di una squadra di volley non è considerata importante nemmeno la metà di un’amichevole di calcio?
Tante cose, ma forse anche ottenerle tutte non basterebbe in un Paese dove prevale la “monocultura calcistica”. Specialmente per la pallavolo femminile è dura veder riconosciuto il proprio valore. Non basta avere alle spalle un decennio d’oro nel quale i nostri club hanno dominato l’Europa e la nostra Nazionale vinto come mai in passato, compreso il quinto posto di Londra. Si fa “notizia”, sulla stampa, web e tv, se c’è del gossip o qualche immagine sexy delle nostre giocatrici. Più volte la Lega è intervenuta per chiedere correzioni a certe cronache “machiste” delle nostre partite. Ma anche i media sportivi non sono equilibrati: un successo dei maschietti viene celebrato più di quello delle donne, i campionati femminili, anche quando hanno più seguito dei maschili, ottengono meno spazio. Per non parlare di alcuni che si ritengono i “guru” della pallavolo italiana, di cui invece costituiscono parte dei problemi, non certo il toccasana. Da decenni vivacchiano sul volley maschile, mentre per “l’altra metà del cielo”, alla fine, si dimostrano solo dei “criticoni” a gettone.
Per gli sponsor che investono molte risorse – oggi a causa della crisi in misura inferiore a quella di ieri – nei nostri campionati di Serie A, servirebbe poi avere più spazio in relazione alle attività dei club. La scorsa stagione agonistica è durata meno di sei mesi per alcune società: impossibile per i relativi sponsor avere un ritorno adeguato. Quest’anno, come sempre accade dopo le Olimpiadi, andrà meglio: se Fivb e Cev rimuoveranno, come promessoci dalla Fipav, l’assurdo blocco dei transfer per le atlete straniere sino a ottobre e da inizio maggio 2013, dovremmo poter giocare quasi nove mesi.
Manca poi ancora la definizione di un piano di fattiva, costante e pluriennale collaborazione con la Fipav, con la quale, peraltro, i rapporti sono molto più costruttivi che in passato, per valorizzare e far crescere l’immenso patrimonio umano che la Federazione stessa ha saputo raccogliere attorno al volley rosa, che rappresenta i 2/3 dei tesserati. La Lega in questi ultimi anni ha compiuto un grande lavoro per strutturare la pallavolo di vertice italiana, puntando sulla lotta al “doping amministrativo”, colpendo cioè le società che rendevano poco serio il movimento assumendo impegni economici non corrispondenti alle loro possibilità ma in grado di influenzare i risultati sportivi. Oggi abbiamo così club più strutturati socialmente e più solidi economicamente. Accanto alle società che hanno fatto la storia della pallavolo rosa italiana ora vi sono nuove e potenti realtà. E altre ancora in A1 e A2 stanno crescendo. Basta leggere le classifiche degli ultimi anni e i nomi dei nuovi imprenditori sponsor (e non solo sponsor) per capirlo. Il messaggio sembra essere arrivato, gli “avventurieri” e le meteore interessate a tutto fuorché ai risultati sportivi sono ormai totalmente scomparsi. Ora nei club si ragiona su progetti e percorsi di lungo periodo, con precisi obiettivi indicati da chi investe sulla Serie A.
E questa rimane l’unica strada da seguire per superare anche la contingente crisi economica che in altre discipline ha visto sparire nomi anche gloriosi dello sport italiano. E faremo di più nei prossimi anni in questa direzione. Pensiamo, ad esempio, di costituire un fondo di solidarietà per situazioni di temporanea difficoltà dei club. Faremo di più sul fronte dell’organizzazione e appeal dei nostri eventi sportivi. L’accordo quinquennale con Master Group Sport, leader italiano nel campo della gestione e valorizzazione degli appuntamenti sportivi italiani, va in questa direzione. Ciò comporta il miglioramento costante della stessa capacità organizzativa e promozionale dei nostri club verso il grande pubblico.
Sul fronte della diffusione dei nostri appuntamenti agonistici siamo stati i primi a portare sul web, su Sportube, le nostre partite, mentre abbiamo rinnovato il contratto biennale con RaiSport per trasmettere la Serie A1 e gli altri eventi stagionali. Stiamo infine concludendo un accordo per la cessione dei nostri eventi tv all’estero. Il prossimo anno vorremmo dotarci di un canale fisso sul digitale terrestre per trasmettere anche le partite di A2 e produrre un appuntamento tv fisso settimanale dedicato alla pallavolo femminile di Serie A. Lo potremo fare grazie anche a bilanci economici di Lega mai così in attivo. C’è insomma ancora tanto da fare per dare alla pallavolo femminile di Serie A ciò che le manca. L’aumento costante di pubblico nei nostri palazzetti e di seguito in tv per i nostri eventi danno però una grande spinta alle società e alla Lega per proseguire con entusiasmo nel lavoro di crescita del nostro movimento.
Secondo lei, il mondo della pallavolo ha sfruttato e sfrutterà al meglio la vetrina offerta dalle Olimpiadi?
Secondo me sì, compatibilmente con lo spazio che è stato concesso alla pallavolo. Ad aiutare sono soprattutto le vittorie, e da questo punto di vista non ci è andata benissimo. Ma non sarei così tranciante nei giudizi come ho sentito da più parti. In fondo per l’Italia, con tante nuove realtà che si sono prepotentemente affacciate se non imposte nel panorama mondiale, il sostanziale quinto posto delle donne e il terzo degli uomini sono un buon biglietto da visita. Ricordo poi la vittoria nel novembre scorso delle azzurre nella World Cup. L’aspettativa era salire sul podio, non è andata ancora una volta così, ma anche il ranking stilato dalla Fivb dopo l’Olimpiade ci vede quarti. Non dico che si debba essere felici, ma il giudizio resta positivo.
Seguire le partite delle nazionali di volley attraverso la tv in chiaro è stato uno strazio: differite, interruzioni nei momenti clou, salti incomprensibili e la strana scelta di trasmettere in “diretta” (ma una diretta disastrosa), nella fase a gironi, solo gli uomini e le ragazze in sintesi, nonostante la nazionale di Barbolini avesse in partenza le stesse ambizioni (anzi, forse anche di più) di quella di Berruto. Perché le ragazze sono state messe in secondo piano?
Purtroppo le cose sono andate così, nonostante proprio prima delle Olimpiadi avessimo firmato l’accordo biennale con la Rai per la trasmissione del campionato di A1 che, a detta della dirigenza dell’emittente, ha regalato risultati in alcuni momenti esaltanti – il picco nella finale scudetto tra Busto Arsizio e Villa Cortese – e numeri di audience che hanno superato regolarmente quelli dei maschi. Effettivamente il trattamento riservato al volley femminile non è stato dei migliori, ma vorrei aggiungere due osservazioni: non è attardandoci sulla guerra tra poveri, tra maschile e femminile, che sosteniamo la promozione del volley. Inoltre va comunque ricordato che la Rai per quanto riguarda le Olimpiadi aveva un tetto massimo di ore di diretta, visto che i diritti li aveva acquisiti in esclusiva Sky, che invece ha adottato lo stesso trattamento per entrambi i sessi.
Che cosa possiamo fare per mantenere alta l’attenzione attorno al nostro sport dopo la fine di questo importante evento?
Vincere, se possibile, ancora di più. Sia con i club a livello internazionale, sia con la Nazionale. E poi c’è la straordinaria vetrina dei Mondiali femminili nel 2014 in Italia. Siamo già qualificati in qualità di Paese ospitante, abbiamo due anni di preparazione in cui far crescere l’attenzione verso questo appuntamento che la Fipav è riuscita a portare in Italia. Per quanto riguarda i club, l’impegno è quello di continuare a garantire agli appassionati un campionato all’altezza delle ultime interessanti e combattute edizioni, sia in A1 che in A2. Con il supporto di Master Group stiamo lavorando per rendere ancora più avvincenti i nostri eventi: Coppa Italia, Supercoppa e un terzo sulla scia dell’ex All Star Game. Questo è quello che possiamo fare, tutto il resto – come detto in precedenza – non è solo nelle nostre mani.
Che cosa le è piaciuto di più e cosa meno delle Olimpiadi?
Ho apprezzato davvero l’organizzazione, che ha valorizzato al massimo, senza militarizzazioni e complicazioni burocratiche, l’aspetto più puro dei Giochi, ovvero ritrovare dopo quattro anni gli sportivi di tutto il mondo in un unico posto. Quel che mi è piaciuto di meno? Le tante inutili polemiche che hanno accompagnato i campioni della nostra squadra olimpica prima, durante e dopo la rassegna. Torno al ragionamento precedente: per certi mass media l’atleta, più la femmina del maschio, fa notizia per i suoi amori o per le sue mises. Ovviamente la cosa più brutta rimane la vicenda di Alex Schwazer, ha veramente nuociuto alla spedizione azzurra che ha comunque ottenuto risultati più che buoni.
Secondo lei, qual è il campionato femminile più bello?
Nonostante certi criticoni incalliti continuino a “sputare nel piatto in cui mangiano”, dico quello italiano. Per la semplice ragione che non vi è altro campionato, almeno a livello europeo, che possa vantare un livello medio così alto tra le squadre partecipanti in termini tecnici e agonistici. Chi continua a dire e scrivere che il nostro campionato è impoverito dice la verità, ma solo per quanto riguarda la partenza di alcune campionesse, che inseguendo giustamente emolumenti fuori misura per i nostri club vanno a giocare in campionati dove però la competitività non esiste, dove una, due, massimo tre squadre disputano un torneo a parte e tutto il resto ha poco senso. Lo scorso anno, noi abbiamo avuto 7-8 società che si sono dimostrate competitive per la conquista dello Scudetto e non certamente una classifica spaccata letteralmente in due, in cui dietro alle grandi c’è il baratro. Come dire, facciamo divertire molti più tifosi e appassionati. Di partite poco interessanti da noi, negli ultimi campionati, in cui emerga una palese differenza, se ne sono viste veramente poche. Alla fine dell’ultima Regular Season, al di là della cavalcata di Busto Arsizio – comunque costretta a Gara 5 di finale per la conquista dello Scudetto contro Villa Cortese – l’ottava in classifica si trovava a 2 punti dalla quarta.
Il fatto di avere sempre più italiane che migrano all’estero, alla distanza, può essere un vantaggio o un problema? (Domanda della nostra lettrice Pearl)
È un vantaggio in termini di promozione della scuola italiana a livello mondiale. Parliamo di atlete che escono dal nostro campionato, è il più bel biglietto da visita che si possa immaginare. È uno svantaggio perché non possiamo ammirarle tutte le settimane. Ci consoliamo però con le campionesse che sono rimaste qui e con la qualità delle tante giovani, che sin dall’anno scorso e in previsione dei Mondiali 2014, ci fanno ben sperare per il futuro.
Che cosa si aspetta dalla prossima stagione di Serie A con l’entrata in vigore della riforma dei campionati?
La A1 a 12 squadre e l’A2 a 14 era un obiettivo che inseguivamo da anni, che ci consentirà di lavorare per il rafforzamento ulteriore dei club, perché siano capaci di programmare meglio la loro attività. Ne è dimostrazione il fatto che ai grandi nomi – Busto Arsizio, Villa Cortese, Bergamo – si stiano affiancando nuove realtà di ottimo valore. Chi segue il movimento sa di chi sto parlando.
fonte: pianetavolley.blogosfere.it