AVE ALL’AUTISTA DEL PULMIN
« Da grande appassionata dei Simpson ogni volta che salgo su un pulmino per la trasferta mi viene sempre in mente la scena dei bambini della scuola elementare di Springfield che salgono sul classico bus americano giallo, intonando un coro in onore del loro autista. Tra qualche settimana riprenderà il campionato, qualcuno ha già iniziato le classiche amichevoli pre-stagionali e con esse riprendono anche i viaggi in lungo e in largo per l’Italia. Le trasferte vengono affrontate principalmente in due modalità: pullman grosso, da gita scolastica, per intenderci, oppure due pulmini da nove posti. A queste due tipologie corrispondono differenti metodologie e attrezzatura di viaggio.
Trasferta nel suo complesso piacevole. Le tempistiche sono state rispettate nonostante le diverse pause all’Autogrill dovute alla scarsa capacità resistiva delle vesciche del genere pallavolista (nonostante l’età media sia spesso molto bassa). Seduta doppia, ma non delle migliori: diversi sono stati i tentativi di trovare una posizione che non faccia formicolare e successivamente addormentare un arto o di cadere dai sedili a causa delle frenate improvvise dell’autista. Consiglio l’utilizzo di un tablet o del cellulare, se le sue dimensioni non sono così ridotte da causare l’incrocio degli occhi, per trascorrere il tempo in compagnia di un film o di una serie tv, oppure, per gli stomaci più resistenti, la lettura di un libro. Da non dimenticare assolutamente le cuffiette: si sconsiglia la versione classica con filo che si incastra regolarmente in ogni dove, causando, a ogni movimento brusco, la perdita di un orecchio, con la conseguente caduta del supporto tecnologico in terra e imprecazioni annesse. Ideale creare due playlist per il viaggio di ritorno adatte a ogni tipo di risultato e/o prestazione personale: una per aumentare lo stato depressivo, con lacrima che solca il viso compresa, mentre si osservano, fuori dal finestrino, le luci che passano rapide nella notte, che inconsapevole trascorre quieta nonostante la totale debacle e una che alimenta invece l’ego rinvigorito e indistruttibile dopo il successo. Nonostante il discreto numero di persone che si trovavano sul pullman è un viaggio tutto sommato silenzioso e solitario.
Notevole la velocità, che permette una riduzione della durata del viaggio, intervallato anche in questo caso dalle solite soste e che dona all’esperienza un pizzico di spirito eroico per la sopravvivenza alla tratta. Seduta verticale, che provoca un irrigidimento quasi totale dell’articolazione del ginocchio con annessa sensazione di blocco della bassa lombare. Movimenti sussultori e ondulatori causati da sospensioni non troppo performanti e da una guida un poco aggressiva, non abituata a un minivan. Compagnia piacevole, a tratti un po’ chiassosa. Si sconsiglia a tal proposito l’inutile dotazione di tablet od oggettistica extra alla radio del pulmino, che, collegata al cellulare di una compagna, ti costringerà all’ascolto della playlist “canterina”, con gli evergreen: “Non succederà più”, 883, Lunapop, tormentoni dell’estate, accompagnati dalle più fantasiose coreografie sedentarie e Tiziano Ferro urlato, come se non ci fosse un domani, nei cellulari, impugnati come fossero microfoni. A quel punto la certezza che ti accompagna è una e una soltanto: anche se tenterai di proteggere la tua stabilità psichica con l’isolamento grazie alle cuffiette, i tuoi timpani rischieranno ugualmente l’esplosione a causa dell’acuto di «sEre nEEEEEEErEEEEEE». Compreso nel viaggio un selfie di gruppo che vi ricomparirà con ricorrenza annuale nei ricordi di Facebook.
Un ringraziamento particolare va a tutti gli autisti, un po’ improvvisati, che in questi anni mi hanno scarrozzato per tutta l’Italia, sopportando la mia scelta, a volte discutibile, delle colonne sonore, la mia invece indiscutibile intonazione aggraziata e i miei deliri da stanchezza/esaurimento, accompagnati da risate isteriche improvvise (in questo devo dire che quest’anno sto trovando una valida spalla in Sofia Rebora!). Ma soprattutto voi, autisti di pulmini dell’ultimo minuto, ricordatevi di riaccendere le luci dopo esservi fermati all’Autogrill, perché è un attimo, vi assicuro, ritrovarvi con una torcia sparata in faccia da una volante della polizia, che vi costringe a fare l’alcol test a bordo strada, nonostante abbiate provato a spiegare che fate parte di una squadra sportiva in trasferta!
Anche per questa stagione: buon viaggio a tutti noi! »
LA BOLLA
di Valeria Papa
Numero: 7
#lasquadradiroma #TheSpiritoftheWolves