Luca Secchi è il nuovo allenatore del Fenera Chieri ’76.
Oristanese classe 1975, quest’anno al timone di Mondovì, Luca Secchi è nato come allenatore in Umbria dove ha preso la prima qualifica, conseguito la laurea in Scienze Motorie e iniziato ad allenare. Ha un’esperienza ventennale da primo allenatore con diverse promozioni all’attivo, ultime dell’elenco a Frosinone e Olbia con cui è salito dalla B1 all’A2. Nel 2015-2016 a Soverato è arrivato secondo nella regular season e in Coppa Italia, meritando il premio “Luigi Razzoli” di miglior tecnico della stagione in A2. Oltre a portare avanti il lavoro di club vanta una collaborazione di lungo corso con le nazionali giovanili: al momento è viceallenatore della nazionale Juniores, con cui a luglio farà il campionato mondiale in Messico.
Benvenuto a Chieri, Luca! Quali sono le ragioni che ti hanno portato a intraprendere questa nuova avventura?
«Quando una società si presenta convinta di volerti mettere a capo di un progetto come si è dimostrata Chieri, dimostra concretamente di voler fare con te un certo percorso, ti dà libertà di manovra su tante cose, ti permette di lavorare con uno staff di primissima qualità e con una buona squadra come quella che stiamo cercando di costruire, e trovi persone così lucide e lungimiranti nel condividere le strategie di questo percorso, la scelta di accettare non è stata così complicata. Un altro importante elemento è stata la possibilità di lavorare con Max Gallo».
Da avversario, cos’ha rappresentato per te Chieri?
«Passare a Chieri significa in un modo o nell’altro sentir parlare di pallavolo. So di arrivare in una città che conosce la pallavolo e ha visto tante squadre e tanti giocatori, con tutti gli onori e gli oneri del caso. Giocare a Chieri è sempre stato complicato per chiunque, mi permetto da dirlo da avversario non avendo mai vinto. Merito anche di un palazzetto particolare e di un pubblico molto caldo, elementi che spero mi faranno sorridere perché finalmente li troverò a favore e non contro».
Cosa ti senti di promettere?
«Regalerò al progetto di Chieri tutta l’attenzione, la passione e l’entusiasmo che questa società merita da parte di un professionista quale mi ritengo. È l’unica cosa che mi sento di promettere perché tutto il resto viene di conseguenza. Sono la passione e l’entusiasmo ad aver avvicinato qualunque pallavolista a questo sport. Per far sì che si possa vivere un clima sereno e produttivo, il primo elemento è questo: fare quel che faccio con passione e tutto l’impegno che posso metterci».
Cosa ritieni importante che sappia di te chi non ti conosce?
«Ognuno filtra con i propri occhi quel che una persona può sembrare o apparire. Più di quanto potrei dire di me, credo sia importante l’interazione che chiunque mi conoscerà riuscirà a creare con me, che si tratti di giocatori, società o una persona qualunque».
Fin qui cosa ti è piaciuto maggiormente di Chieri?
«Quel che mi ha fatto più piacere è respirare l’entusiasmo di un presidente e di una società tutta, per quanto ho potuto conoscerla: è abbastanza raro. È la famosa passione di cui parlavo prima. Mantenere l’entusiasmo alto in un ambiente di solito è foriero di grande produttività, ed è stata una leva motivazionale veramente forte per il mio approdo a Chieri».