RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALL'UFFICIO STAMPA MARCHE METALLI CASTELFIDARDO
E’ stata una notte insonne, agitata. Dolorosa. Una sofferenza che le lunghe ore di viaggio non sono riuscite a lenire. Il sipario sceso sulla stagione della
Marche Metalli Castelfidardo è solo in parte una ragione, purtroppo è solamente una conseguenza. E’ il risultato di quanto accaduto nello spareggio della semifinale play off per la promozione in serie A1, partita giocata ad Altamura mercoledì sera. Peccato che la pallavolo sia rimasta troppo a margine ed abbiano prevalso situazioni che nulla hanno a che vedere con questo sport, con questo mondo. La Marche Metalli ha giocato in un vero e proprio clima intimidatorio, ha giocato in un ambiente dove tutto è stato consentito, dove tutto è stato lecito. Anche scagliare i palloni addosso alle giocatrici durante il riscaldamento, con il rischio che qualcuna si potesse fare male; anche insultare pesantemente a ruota libera; anche impedire lo svolgimento regolare dei time out se oltre il limite delle transenne c’erano tifosi (?!) che assalivano la panchina con bombolette, clacson e quant’altro, tanto da costringere lo staff tecnico a svolgere gli ultimi time-out quasi in campo; anche consentire allo speaker di urlare “grazie” ad ogni errore delle giocatrici di Castelfidardo. Nessuno è intervenuto, nessuno si è preso la briga di calmare le acque. Tantomeno i dirigenti della squadra di Altamura, alcuni dei quali davvero scalmanati. Il delegato tecnico ha fatto tutto quello che era nelle sue possibilità, anche litigare lungamente con un dirigente di Altamura. Non è bastato. Così come l’intervento di quattro carabinieri in un palasport che, come indicato dalla società pugliese stessa, era affollato da 2.500 spettatori, a fronte di una capienza ufficiale di 1.139. E dire che nella partita di Castelfidardo (presenti circa 800 persone) c’erano dodici tra carabinieri e vigili urbani, dieci addetti della protezione civile, più altri dieci addetti alla sicurezza della società fidardense (totale 32 persone). Nessuno si aspettava tappeti rossi, per carità, nessuno però si attendeva questo linciaggio premeditato. A fine gara, poi, si è davvero oltrepassato il limite, quando il terreno di gioco è stato invaso da decine e decine di sostenitori di casa, con le squadre ancora in campo. Per molti si trattava del classico gesto per festeggiare, giustamente, la vittoria della propria squadra; ma qualcuno ha pensato bene di scagliarsi direttamente sulle giocatrici della Marche Metalli Castelfidardo, impedendole il rientro negli spogliatoi. Momenti di assoluta confusione in cui sono volati sputi, insulti, spintoni ed anche qualche pugno. Nessuna logica, nessuna attenuante. Il fine giustifica i mezzi? No, nella maniera più assoluta. E chiudere gli occhi non fa bene. Sconfortato il presidente Massimo Pandolfi. “Quello che fa più male è la mortificazione di esserci trovarti in una condizione di assoluta impotenza, dopo aver condotto un campionato di grandi sacrifici. Non lo meritavano le nostre atlete, che hanno valori umani unici. Lo sport insegna anche a perdere e noi abbiamo la dignità per accettare la sconfitta. Ma questo modo di vivere lo sport non ci appartiene e ne prendiamo le distanze. La prima cosa che ho pensato questa mattina è stata se dimettermi o meno dalla carica che ricopro da tanti anni”. Nel rendere nota la vicenda che, suo malgrado, l’ha vista coinvolta, la società ha già comunicato ai suoi legali di avviare azioni nei confronti di coloro che si sono resi protagonisti di comportamenti lesivi commessi verso le atlete ed i dirigenti.