Minetti Infoplus Imola: microfoni a Coviello sulla questione straniere
Autore: Lega Volley Femminile
8 Aprile 2008

Riprende banco la confusa e pericolosa questione straniere dopo l’annuncio della FIVB (il terzo diverso in pochi giorni) che prova ad annullare da subito e di fatto la distinzione tra comunitarie ed extracomunitarie con un escamotage tecnico: non c’è accenno alla distinzione, infatti, quando si stabilisce che saranno due (o al massimo tre per i prossimi due anni se singole federazioni nazionali lo richiederanno) le giocatrici non italiane (quelle che necessitano dell’ITC, dell’International Trasfer Certificate, cioè, tutte le straniere, quindi, tout court) schierabili in campo già dalla prossima stagione. Il presidente della Minetti Infoplus Vicenza Giovanni Coviello chiarisce la sua posizione in merito, partendo da una premessa precisa: “Sia chiara il prima possibile la regola da seguire, qualunque essa sia”.

Se la rivoluzione della FIVB dovesse partire da subito, quali sarebbero gli effetti?

“Non entro nel merito della liceità o meno della non distinzione tra comunitari ed extra comunitari utilizzando il criterio dell’ITC, imponendo cioè “solo” un limite massimo in campo di giocatrici che necessitino dell’ITC, tutte le straniere appunto, ma non ponendo vincoli al numero di ingaggi/contratti sottoscrivibili, libero e quindi per la FIVB non in contrasto con la libera circolazione delle comunitarie (la regola è uguale per i maschi, n.d.r.): potete contrattualizzare, dice la FIVB ai club, quante ne volete, ma in campo ne vanno due o tre. Molti pensano che con questo limite vi sarebbe un aumento di costi per le giocatrici italiane; io dico che, intanto, costeranno di meno le straniere, se saranno solo tre in campo per squadra. A parte le top, che avranno sempre un mercato a parte, si potrà scegliere tra più straniere per un minor numero di posti. Nell’equilibrio tra ipotizzabili maggiori costi delle italiane (per chi però, come noi, ha investito prima sui vivai l’effetto sarà molto minore avendo in casa varie giovani da lanciare nei vari campionati) e minori costi delle straniere (tra l’altro da scegliere con maggior oculatezza) ci potrà essere un vantaggio per il movimento. L’obbligo di utilizzare più giocatrici nazionali premierebbe chi da tempo ha inserito comunque in prima squadra più italiane guardando avanti (ad esempio Bergamo nella fascia alta e Vicenza in quella di rincalzo), e chi, come noi, ha investito da tempo e direttamente sul vivaio spendendo soldi che oggi diventano capitale, mentre prima toglievano risultati alla prima squadra fatta in maggior economia per riservare risorse alle giovani. Noi da anni impieghiamo una quota significativa (centinaia di migliaia di euro) del nostro budget per il settore giovanile, ma se oggi siamo ancora in A1 lo dobbiamo non solo ai talenti stranieri che scopriamo e lanciamo (nel passato gente come Glinka e Poljak solo per fare alcuni nomi, oggi Ikic) ma anche e soprattutto alle varie Dall’Igna, De Gennaro e Tirozzi, che arrivano in serie A1, e spesso anche in azzurro, dal nostro settore giovanile. Nel passato sono tecnicamente nate oppure maturate qui giocatrici come Paggi, Fiorin, Zilio, Togut, Arrighetti… E dietro Dall’Igna, De Gennaro e Tirozzi scalpitano dalla B1 Giusy Astarita, Marilyn Strobbe, Giada Marchioron e altre ancora”.

Giudica quindi positivamente la riforma della FIVB?

“Alcune cose possono essere giuste, altre vanno discusse. Nel quadro delle limitazioni delle straniere va assolutamente rimossa la regola sull’impossibilità di tesserare straniere under 23, sia perchè non dobbiamo portare in Italia solo giocatrici già affermate e costose, sia perché non saranno le poche under 23 straniere sui nostri campi a far crescere le loro nazionali. Se la Fipav, poi, accanto magari a una concertazione con la Lega dei passi a breve e della gradualità auspicabile di alcune regole premiasse economicamente chi investe sui vivai e ridiscutesse l’eccessiva numerosità delle squadre di B1 e B2, anche i costi delle italiane scenderebbero o troverebbero nuovi equilibri, perchè, non dimentichiamolo, sono spesso i club di B a far lievitare i prezzi ingaggiando a peso d’oro italiane sulla via del tramonto e non destinando risorse alle loro giovani, che, quindi, non crescono e non alimentano il mercato”.

Molti temono un ribasso nel livello del gioco e dello spettacolo e di conseguenza anche una diminuzione sulle risorse destinabili dagli sponsor. Cosa ne pensa?

“Non ne sono convinto. Qualcuno lega allo spettacolo le risorse e dice che lo spettacolo e le risorse saranno minori. Ma se le nuove regole, come è presumibile, porteranno ad un livellamento dei valori di squadra, assisteremo a tanti incontri non scontati come invece è avvenuto negli ultimi anni con due tronconi nelle classifiche, molto lontani fra loro. E questo, l’incertezza del risultato, sarà spettacolo. Va poi detto che i livelli sono spesso abbassati da una scarsa qualità proprio delle straniere scelte non sempre in modo avveduto. Non è detto, quindi, che i campionati con meno straniere saranno inferiori come spettacolo a quelli attuali, anche perchè crescerà rapidamente la qualità delle italiane se messe in condizione di giocare. La vera controindicazione è che non dovranno sentirsi col posto assicurato, ma qui aiuterà la competizione fra italiane stesse se il loro numero, questo è il vero obiettivo da perseguire, aumenterà”.

La tanto temuta rivoluzione potrebbe quindi essere un’opportunità per le società…

“Il nostro è un sistema che va riformato, basti pensare a quanto spendono molti club di B e a quante società muoiono per pagare stipendi elevati a giocatrici a fine carriera senza investire sulle giovani come dovrebbe avvenire in questi campionati. Noi abbiamo in squadra giocatrici titolari come Dall’Igna, che è del 1984, De Gennaro, 1987, e Tirozzi, 1986, tutte del vivaio, oltre a Ikic che è del 1989 ed è un’altra nostra scoperta. E sono molti i club di A1 e A2 che hanno intrapreso la nostra strada. Se i nostri allenatori dovranno e potranno lavorare di più e meglio sulle giovani, penso che ne saranno sicuramente all’altezza, perché spesso sono proprio loro, i nostri allenatori in giro per il mondo, che contribuiscono alla crescita delle straniere e delle loro nazionali. Per quanto riguarda il nostro club, il lavoro fatto sul vivaio ci permette anche di ingaggiare giocatrici italiane da A1, che ancora una volta cercheremo magari nei campionati minori, e valorizzare altre nostre giovani non ancora pronte all’A1, ma buone in A2 e in B1 per finanziare sia il nostro vivaio che, in parte, gli ingaggi di italiane non nostre”.

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