“Una squadra da 10”. Con l’ingaggio della schiacciatrice ricevitrice
Mia Jerkov, nazionale croata nata a Cattolica il 5 dicembre 1982, 193 cm e rotti, presentata oggi in conferenza stampa, la
Minetti Infoplus Vicenza ha messo a segno un vero colpo di mercato. E adesso, per dirla con il presidente Giovanni Coviello, “la rosa è davvero da 10”. Per la qualità dell’ultima arrivata in maglia biancorossa, e per il numero delle giocatrici ufficialmente sotto contratto: le 2 alzatrici Dall’Igna e Chiaro, i 2 liberi De Gennaro e Bedin, le 3 centrali Paccagnella, Arrighetti e Vanni, l’opposta Conti e l’altra schiacciatrice di banda Petrauskaite.
Mia Jerlov è figlia d’arte. Suo padre è infatti Zeljko Jerkov, croato, super campione di basket con la vecchia Yugoslavia medaglia d’oro ai mondiali del 1978 e alle Olimpiadi del 1980, argento ai mondiali del 1974 e alle Olimpiadi del 1976, campionati e Coppe vinti dovunque in quantità “industriale”, in Italia bandiera della Scavolini Pesaro. Questo ricco signore, ora “soltanto” sindaco di Spalato e con l’azienda della sua famiglia (la moglie Dragica e i figli Marko, Ante e Mia) esclusivista per tutta le ex Yugoslavia dell’azienda Scavolini e leader negli arredamenti alberghieri, da oggi sarà, se possibile, ancora più conosciuto a Vicenza per la figlia, Mia Jerkov, che dal padre ha ereditato l’altezza e il talento sportivo, ma in un altro sport, decisamente femminile, la pallavolo.
Mia Jerkov, nata a Cattolica, quando il padre giocava a Pesaro con un grande del basket azzurro, quel Walter Magnifico, che ha appena affidato la figlia Gaia, giovanissima del 1991, alle cure del vivaio pallavolistico biancorosso, fa parte della nazionale croata, con la quale ha disputato i campionati europei del 2005 e con la quale si è appena qualificata a quelli del 2007. L’atleta, ovviamente vissuta prevalentemente a Spalato, ha alle spalle una lunga esperienza negli Usa all’Università californiana di Berkeley, dove con la classica borsa di studio riservata ai campioni dello sport ha studiato economia e con la cui squadra ha militato dal 2001 al 2003 guadagnandosi anche la menzione nell’All American Team (la squadra ideale secondo i tecnici di volley statunitensi), e in Russia nelle fila dell’Uralochka, la squadra dello “zar del volley” Karpol pluri campione di quel paese, dove ha giocato nella stagione 2004-2005, prima di approdare nel campionato più difficile e più bello del mondo, quello italiano, nelle fila della Tecnomec Europa Systems Forlì, a cui ora l’ha strappata, dopo un lunghissimo e riservato corteggiamento, il patron vicentino: “Era dal 2000 che inseguivo questa campionessa, quando riuscii a portare a Vicenza la sua compatriota Maja Poljak, di un anno più giovane di lei e anche lei figlia di un nazionale di basket, guarda caso con lo stesso nome di battesimo di Jerkov padre. Ma non convinsi a quel passo Mia, che decise all’ultimo momento di andare oltre Oceano a Berkeley. Sono orgoglioso che ora Mia abbia scelto Vicenza per spiccare, come lei stessa mi ha detto, il salto di qualità definitivo. Per dare un’idea del suo valore basta leggere i suoi dati statistici nello scorso campionato, il suo primo in Italia, con tutti i problemi di adattamento ben noti. Sono migliori in attacco, ricezione, muro e battuta di quelli della nostra ex Ivana Djerisilo, al suo secondo anno in Italia. Mia, poi, e questo non guasta, ha un’intelligenza e una cultura, sportiva e extra sportiva, di livello superiore alla media (non a caso è stata a Berkeley) e che fa di lei una persona completa. Questo si sentirà anche in campo, perché per essere campioni non bastano il braccio e il salto, serve anche la testa”.
“È un ingaggio a cui tenevo molto – ha aggiunto ancora Coviello -, e che adesso ci permette di muoverci più tranquillamente sul mercato per completare la rosa con i due tasselli ancora mancanti, un opposto e un martello ricevitore”.
E Mia Jerkov, che prima di decidere è venuta, in incognito, a Vicenza giovedì 30 giugno per incontrare di persona prima Coviello, in sede, poi Benelli col presidente in un locale del centro, cosa ha detto oggi in conferenza? “Vicenza mi ha cercato con tenacia ma nel 2000 sentivo giusto confrontarmi col mondo del College. Senza quell’esperienza, dura anche a livello umano, oggi non sarei quella che sono, anche se, poi, dopo 3 anni, ne sono ‘fuggita’ per andare prima in Russia e quindi in Italia quando ho sentito dentro di me che se volevo provare ad arrivare al massimo nel volley dovevo uscire dagli schemi americani, basati poco sul cuore, molto su quello che è ‘giusto’ fare. Un giorno tornerò a Berkeley per completare il mio percorso ma ora voglio verificare quì a Vicenza, con una grande allenatrice e in una società che ho visto anche io come sia bene organizzata, dove è posizionato il mio limite massimo nella pallavolo, che, ne sono sicura, è molto più in alto di quello attuale. Ho la fortuna di avere una famiglia che mi può consentire tutto e di pensare al mio futuro anche al di fuori dello sport, a livello aziendale, ma la pallavolo è la mia passione e la mia professione e devo arrivare al massimo. Quando ci sarò arrivata potrò smettere. Per il momento sono felicissima di essere qui a Vicenza, voglio crescere e vedere la squadra che cresce con me, con l’obiettivo di fare meglio dell’anno scorso”.
Mentre Coviello si augura che la croata non raggiunga mai il suo massimo (“il rischio che smetta a a quel punto mi preoccupa, mentre se penserà di dover ancora continuare per raggiungere il suo top potrò sperare di tenerla qui a lungo”) e che “un giorno, oltre a citare Mia coma la figlia di un campione, si dica anche di Zeljko Jerkov che è il padre di Mia!”, non poteva mancare il parere di Manù Benelli, uno dei motivi, tra i più importanti, per cui il talento croato ha scelto Vicenza come sua nuova “Università del volley”: “Credo che è un bel colpo per noi. Se lo scorso anno ha già fatto un buon campionato, al suo primo anno in Italia, questo sarà per lei l’anno della consacrazione anche per il tipo di squadra che siamo. I nostri colpi di mercato più grossi li abbiamo fatti con la riconferma delle nostre migliori giovani: Mia è una ragazza che ha le caratteristiche giuste per inserirsi in questo gruppo, anche perché ha grandi valori morali, sia in campo che fuori. Vedo che si sta delineando una squadra con grandi motivazioni: è una squadra giovane, e dovrò lavorare sugli aspetti tecnici ma il gruppo è fortemente motivato e professionale”.
Da oggi ogni tifoso della grande pallavolo di Vicenza potrà dire di Jerkov “E’ Mia!” e potrà cominciare a sognare visto che “buon sangue non mente