Minetti Infoplus Vicenza: il presidente Coviello e i tecnici Nica e Marchiaro commentano il terzo scudetto giovanile biancorosso
Autore: Lega Volley Femminile
17 Giugno 2008

Il primo scudetto, vinto nel 2003 dalla Sisa Arco Ceis Vicenza under 19, ha segnato l’inizio di un ciclo. Il secondo (2006, Metodo Infoplus Vicenza under 18) è stato quello della programmazione e del futuro. E i risultati si sono visti per l’ennesima volta a Loano, dove è arrivato il terzo scudetto, quello del gruppo, della vicentinità e di un grande spirito di sacrificio. Quello di un collettivo formatosi negli ultimi due mesi dentro e fuori dal campo, con giocatrici che durante la stagione avevano disputato campionati diversi, ma accomunate dalla provenienza (otto su dodici sono vicentine) e dalla crescita nelle giovanili del gruppo Joy Volley: solo le tre più giovani (la centrale Levorin, la schiacciatrice Marcolina e la palleggiatrice Zecchin) erano al loro primo anno in biancorosso. Un gruppo che nelle ultime settimane ha lavorato duramente, fino a sei ore al giorno, sotto la direzione dei tecnici Nica e Marchiaro e con la collaborazione di tutta la società e dello staff biancorosso: preparatore, fisioterapisti, scout man.

“Il terzo scudetto vinto è solo l’ennesima dimostrazione del grande lavoro fatto dal club che grazie alle risorse raccolte per la notorietà della sua squadra di A1, la Minetti Infoplus, può investire su tante giovani e sul territorio – spiega il presidente Giovanni Coviello – Il bello di questo terzo scudetto è che è il primo vinto con 8 giocatrici vicentine doc su 12, 10 su 12 venete considerando le due ragazze di Padova, per giunta under 16, e 11 su 12 del Triveneto per la presenza di una pordenonese. Ma lo scudetto ancora più bello è che grazie a questo lavoro portato avanti con grandi tecnici e dirigenti il prossimo anno la Minetti Infoplus schiererà in campo ben quattro ragazze provenienti dal vivaio più una giovane proveniente dalla B, e non è detto che a questo gruppone non si aggiunga qualche altra ragazza in maniera permanente fin da subito, come ho in mente, o periodicamente durante la stagione”.

Una vittoria straordinaria, come spiegato dal primo allenatore Michele Marchiaro:
“Anche se prima delle finali non ci eravamo posti obiettivi, sinceramente non pensavamo di vincere, o meglio, sapevamo che sarebbe stato molto difficile. Siamo partiti a maggio non con una squadra già fatta ma con una selezione di under 18 della società, con alcune ragazze della B1, alcune della serie D, altre che avevano giocato in prestito in serie C a Sovizzo. Abbiamo rischiato di non arrivarci alle nazionali, dato che temevamo molto la semifinale regionale contro S. Donà e la fase interregionale contro la Foppa. In due mesi abbiamo formato una squadra, forse non quella più forte in assoluto, ma quella che insieme a Orago ha espresso il miglior gioco, mentre Sassuolo e Novara ci erano superiori come individualità. Penso ci sia servita la Girl League dove abbiamo fatto le ‘prove generali’, sia per provare lo stress e i ritmi di una finale nazionale che per prendere consapevolezza del nostro valore, e ci ha fatto bene anche la sconfitta con Novara nel girone; loro hanno fatto festa, noi siamo ripartiti più riconcentrati, e spesso in questi tornei vince chi riesce a risolvere le difficoltà. Differenze con lo scudetto del 2006? Lì eravamo i più forti, ma nelle partite decisive non abbiamo giocato benissimo. Quest’anno è successo il contrario, soprattutto in semifinale: contro Orago abbiamo fatto una partita grandiosa. In finale Sassuolo era la favorita e probabilmente alla vigilia si aspettavano di giocare contro Orago o Novara; noi siamo stati più nascosti e questo è stato un vantaggio. Ci hanno aiutato una serie di collaboratori di altissimo livello: in albergo il tavolo dello staff era quasi più lungo di quello delle atlete, dobbiamo ringraziare tutti, dal fisio a Maurizio Baraldo, avere già le partite delle squadre avversarie scoutizzate è stato importantissimo per me e Peppe. Il video non ti fa vincere le partite ma ti aiuta a non perdere la testa quando sei in difficoltà. Una dedica? A Giulia, mia figlia, che ha fatto un mese il giorno della finale, e anche alla mamma. Loro non c’erano a Loano, ma da lontano tifavano per noi”.

Nessuno meglio di Giuseppe Nica, al suo quinto scudetto giovanile cui va aggiunto un primo e un secondo posto al Trofeo delle Regioni, può raccontare questo successo:
“Gli scudetti più belli sono stati il primo, che ho vinto a Sorrento con le ragazzine del paese, e l’ultimo, il più faticoso, il più inaspettato, e anche il più voluto. Sicuramente è stato il più difficile di tutti, anche perché anche arrivarci era tutt’altro che scontato: San Donà e Bergamo sono stati due ostacoli non semplici. Una volta arrivati alle nazionali, l’obiettivo è cresciuto man mano che siamo andati avanti, e ho detto alle ragazze che il secondo posto rappresentava comunque una sconfitta. Cosa abbiamo avuto più delle altre? Una squadra di dodici giocatrici di buon livello, tutte avevano i loro punti deboli in alcuni singoli elementi, mentre noi eravamo quella più completa considerando anche la panchina. E poi un bel gruppo che si è formato sia in allenamento che fuori dal campo. Il futuro? Perdiamo parecchie ragazze del ’90 forti e purtroppo al momento abbiamo un buco nel ’91, mentre le ’92 che hanno giocato quest’anno hanno dimostrato di essere già da finale nazionale under 18. Ogni stagione però fa storia a sé, un anno fa nemmeno io avrei scommesso sul nostro scudetto, ma da settembre a giugno c’è un anno intero di lavoro. Non basta avere tre giocatrici forti, ne servono dodici e ci tengo a precisare che tutte sono state importanti per questo successo. Il punto di svolta? La partita persa contro Novara, dove abbiamo capito che dovevamo giocare di più con le centrali. Nessuna squadra ha sfruttato tutte le attaccanti giocando molto anche al centro come abbiamo fatto noi”.

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