Forse non tutti sanno che il motto della
Rebecchi Rivergaro Piacenza è “piccoli dai grAndi sogni”.
Perché Rivergaro è un piccolo paese, il comune intero conta 6000
(seimila) abitanti. Ma Rivergaro ha una passione enorme per il volley
femminile: la Rebecchi è la punta di un iceberg che comprende le 13 squadre giovanili del progetto River 2001, impegnate nei campionati di serie D, I e II divisione, under 18, under 16, under 14 e under 13, e 7 raggruppamenti di minivolley.
Oggi i rivergaresi hanno decorato vie e piazze con i colori della squadra, e hanno assaltato le edicole esaurendo rapidamente le copie dei quotidiani locali con il resoconto della partita-promozione.
Solo pochi anni fa la conquista della serie A1 era solo il grande sogno di un piccolo gruppo di appassionati. Quegli stessi appassionati a cui oggi vengono i brividi se pensano che la loro creatura è arrivata a quel traguardo in così breve tempo. Senza quei salti che oggi van di moda, ma conquistando l'attuale posizione passo dopo passo, con tanto umile lavoro, tanta sofferenza e, alla fine, l'immensa soddisfazione di essere entrati nell'Olimpo del Volley.
Domenica la Rebecchi è stata promossa in A1 stravincendo il campionato.
Poco prima ha vinto la Coppa Italia Findomestic serie A2, e ha visto ben tre giocatrici convocate nelle rispettive nazionali: la polacca Ola Przybysz, la bulgara Elena Koleva, e l'italiana Daniela Ginanneschi che diventa così la prima giocatrice della storia della Rebecchi a vestire la maglia azzurra.
Il merito di tutti questi risultati non va cercato solo nel grande talento delle giocatrici.
Durante la stagione tutti hanno visto e applaudito la sapiente regia della grintosa capitana Drozina, i missili lanciati da Koleva, le prodezze in banda di Przybysz e Ginanneschi, i muri e le fast di Parenti e Nicolini, le ricezioni estreme di Molinengo, i puntuali inserimenti di Roani, Elli e Ghisleni.
Ma solo pochissimi sono stati testimoni di cosa c'è stato dietro a tanto successo. In un campionato così equilibrato e competitivo nessuna partita era scontata, e ogni giorno bisognava lavorare sodo in palestra o al palazzetto per trasformare il talento in vittoria.
Sotto la sapiente guida di Leo Barbieri, capace anche di costruire una corazza per proteggere la squadra dalle provocazioni che, in momenti sapientemente studiati, tentavano di insidiare un prezioso ma delicato equilibrio.
E con l'aiuto di uno staff entusiasta, dai dirigenti ai tecnici agli amici volonterosi.
L'ottimo raccolto è arrivato coltivando con tanta passione e soprattutto con molta, moltissima umiltà. Nel rispetto di tutti, senza mai sentirsi superiori o già arrivati.