Terra Sarda Tortolì: Mauro Marasciulo si racconta
Autore: Lega Volley Femminile
16 Marzo 2004

“E’ stata una scelta difficile ma ponderata, quando mi hanno avvicinato da Forlì non ho voluto neanche sapere che tipo di trattamento economico mi sarebbe stato riservato; poi ho preferito Tortolì, luogo lontano in tutti i sensi, e con una società che vuole portare avanti un programma serio e a lungo termine”.

 

A Vicenza ti hanno cambiato le carte in tavola all’improvviso.  

 

Si. Non mi piace variare gli obiettivi di punto in bianco, eravamo partiti per salvarci, poi sono arrivate pressioni e cose varie ed io non ci sono più stato.

 

Eppure anche in questa stagione, con la Minetti ti eri tolto diverse soddisfazioni…

 

Beh, proprio come l’Airone abbiamo dato filo da torcere alle più forti: Novara, Bergamo e Chieri si sono trovate in grosse difficoltà contro di noi e a me questo fa un enorme piacere.

 

Nonostante tutto proprio a Vicenza hai scritto le pagine più belle dell’album dei ricordi.

 

Eh sì. Nella stagione 2000/01, con Elisa Togut e Darina Mifkova vincemmo la Coppa Cev (confederale) e in campionato ci rendemmo protagonisti di una rimonta strepitosa: dal giorno del mio arrivo fino all’ultima giornata ottenemmo undici successi su tredici gare.

 

Dei momenti bui meglio non parlare…….

 

Perché no?  E’ proprio quando s’incontrano delle difficoltà che il bagaglio di un allenatore cresce a dismisura. Anche i fallimenti costituiscono un’esperienza di vita, bisogna saperli valorizzare come le cose belle. Il nostro mestiere si basa sul risultato, ma anche sulle situazioni che si vengono a creare al di là del lavoro che imposti, l’importante è che tu possa avere la coscienza tranquilla e la certezza di aver dato il massimo.

 

Cosa ricordi della tua giovinezza in Brasile?

 

Tante cose. Se ho abbracciato dalla tenera età la passione per questo sport lo devo a mio padre che, guardacaso, giocava a volley. Ho ancora vivi nella memoria i primi palleggi sulla spiaggia di Rio, le prime gare indoor e poi l’esperienza universitaria culminata con una laurea all’Isef con specializzazione in pallavolo, ovviamente. 

 

In terra carioca hai mosso anche i primi passi come allenatore

 

Ho cominciato nel 1985. In quattro anni sono riuscito a vincere un campionato brasiliano under 18, poi ho ricoperto il ruolo di vice allenatore sulla panchina della nazionale verde oro. Da quell’ esperienza è arrivato un titolo mondiale, un secondo posto ai mondiali juniores, mentre ai campionati sudamericani, per due volte, ci siamo classificati al primo posto.

 

 

Nel 1990 sei arrivato in Italia per ragioni sentimentali

 

Il merito è di mia moglie, Anna Lucia Mesquita (attualmente allenatrice del Vicenza in serie B2) che all’epoca giocava in A1 in Italia.  Ho avuto l’opportunità di allenare la Nausicaa di Reggio Calabria per un paio d’anni. Poi c’è stata un’altra parentesi sudamericana nella quale ho allenato la coppia di Beach Volley composta da Monica e Adriana.

 

Anche in questo caso non sono mancati i successi   

 

Sì. Con loro ho conquistato due circuiti brasiliani e uno mondiale.

 

E’ così netto il divario tra il beach e la pallavolo tradizionale?

 

Sono due discipline differenti, ma gli allenamenti sono adattabili, chi gioca a beach può tranquillante cimentarsi nel gioco a sei.

 

E dopo le spiagge assolate arriva una seconda chiamata in Italia

 

Ho accettato di dirigere la panchina dell’Agrigento in A2, nell’anno successivo c’è stata la rinuncia alla serie A e sono tornato nella mia nazione natia. Il resto è storia recente con le esperienze in Veneto tra Vicenza e Padova.

 

Torniamo all’Airone. Che cosa sapevi di questa squadra prima di piombare in Ogliastra?

 

Conoscevo la piazza, il calore dei tifosi: con le patavine sono venuto a giocare lo scorso anno, un’idea me la sono già fatta, ma aspetto l’esordio di domenica 21 marzo, sarà bellissimo vedere tanta gente.

 

Conoscevi già le giocatrici?

 

Ho allenato Francesca Mari lo scorso anno, Cibele e Fratoni da buone connazionali non mi sono passate inosservate, Pellecchia e Ginanneschi ho avuto modo di incontrarle da avversario nella passata stagione.

 

Che idea ti sei fatto di questa squadra?

 

Una delle ragioni che mi ha indotto ad accettare l’incarico deriva dalla forza del collettivo che può dare fastidio a chiunque e poi siamo ancora in corsa per i play off, uno stimolo in più per fare bene. Ho tanta fiducia nel mio lavoro, nella squadra e soprattutto nella società che ha grandi progetti per il futuro.

 

 

Come sono andati i primi allenamenti?

 

Tutto perfetto. Abbiamo lavorato a tempo pieno senza avere alcuna difficoltà nel comprenderci, loro sanno benissimo chi sono. Sono contento della loro reazione, l’impressione in definitiva è stata buona. Quello che chiederò nei prossimi giorni è semplicemente un qualcosina in più, indispensabile per fare la differenza con le prossime avversarie e credo proprio che potremo farcela.

 

Come si articolano le tue sedute d’allenamento?

 

Lavoro molto sui fondamentali che ritengo importantissimi. Cerco di trovare il giusto equilibrio tra ricezione, difesa, muro, battuta, attacco e tutti gli altri schemi. Se riesci a fare bene le cose più semplici, sei a metà dell’opera.

 

Anche tu studi le avversarie?

 

Certo. Le videocassette delle nostre antagoniste sono da controllare minuziosamente e già da tre giorni prima della gara ci eserciteremo in palestra in modo da assimilare al meglio i punti deboli delle avversarie.

 

Domenica 21 marzo arriva il Siram Roma

 

E’ una squadra con l’acqua alla gola e per questo da rispettare. Loro sono in cerca di punti salvezza, noi ne abbiamo bisogno per raggiungere i play off, dunque siamo alla pari, abbiamo gli stessi stimoli. Quanto all’organico delle capitoline, sicuramente l’assenza del libero Alessia Torri, in dolce attesa, cambierà il loro modulo di ricezione, ma noi non guarderemo in faccia nessuno, dobbiamo fare punti e basta.

 

 

Hai conosciuto la dirigenza del Terra Sarda, cosa ne pensi?

 

Sono rimasto stupito dal numero dei collaboratori che ruotano attorno alla società, e di quanto siano motivati per portare l’Airone sempre più in alto. Tortolì è un piccolo centro che deve fare i conti con gli sponsor difficili da trovare. Però c’è staff affiatato che lavora per il bene della pallavolo e che ha fatto già tanto.

 

Ultime domande a raffica. C’è un abisso tra la serie A1 e la A2?

 

La differenza è netta. Guardate che fine ha fatto Pesaro che ha voluto tenere la rosa con cui conquisto la massima serie lo scorso anno. Hanno appena otto punti in classifica.

 

La tua ex giocatrice Isabella Zilio è stata convocata in nazionale.

 

Se lo merita. E’ stata premiata per tutto il lavoro che ha fatto, è una ragazza che si allena con grande intensità.  Viaggia con la media di 4000 ricezioni al mese, provate a moltiplicarle per sei mesi e vedete quanto fa: non credo che siano in tante le atlete capaci di avere una media così alta. 

 

La nazionale di Bonitta si qualificherà alle Olimpiadi?

 

Sì, sono a portata di mano, anche se il risultato matura in campo dopo una eccellente preparazione. La massima serie sta ruotando attorno agli impegni della nazionale. Spero tanto che la mia amica Elisa Togut (schiacciatrice in forza allo Jesi, ripresasi da un infortunio che l’ ha tenuta lontana dai campi per oltre quattro mesi) che tanto mi ha aiutato in questi anni, possa dare il suo contributo per l’approdo ai giochi olimpici.

 

Chi vincerà lo scudetto femminile? 

 

Bergamo o Novara. Con il ritorno della Kirillova a Perugia, anche le umbre potranno dire la loro nella lotta finale.

 

 

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