Volksbank Sudtirol Bolzano: Noemi Porzio, libera di schiacciare
Autore: Lega Volley Femminile
6 Settembre 2013

Il bello della pallavolo è esordire a 15 anni in A2 al posto della nazionale cubana Liana Mesa Luaces – in una Asystel Novara che schierava (tra le altre) Sara Anzanello, Virginie De Carne e Paoletta Cardullo – ed essere talmente felici e incoscienti da chiamare lo schema a muro alle compagne. Il bello della pallavolo è ritrovarsi, 13 anni dopo a Collecchio, a fare il capitano di un manipolo di ragazzine e raggiungere non solo la salvezza ma addirittura i playoff promozione. All’ultima giornata… “È stata una gioia immensa – racconta Noemi Porzio, neo-schiacciatrice del Volksbank1Südtirol – perché ottenuta all’ultima giornata battendo e scavalcando una diretta concorrente (Trento, ndr) ma soprattutto perché inattesa, vista la squadra giovanissima che avevamo. Me esclusa, ovviamente…”.

Noemi Porzio è novarese doc ma non aspettatevi la tipica parlata piemontese, che è stata irrimediabilmente inquinata da accenti assorbiti andando su e giù per lo Stivale, da Marsala a Parma, da San Severino a Santeramo. “Mi mancava solo il profondo nord. Ora a Bolzano cercherò di rinfrescare il mio tedesco scolastico seguendo qualche corso. Voglio conoscere bene questa regione bellissima”.

Strana carriera, quella di Noemi. In serie A, tranne appunto la “follia” dell’esordio dove non si limitò al giro dietro ma andò anche a muro, ha sempre giocato con la maglia del libero. In B1 invece ha sempre schiacciato. E come ha schiacciato: l’anno scorso ha chiuso da top scorer a Parma con 428 punti in 28 partite, una media di oltre 15 punti a match. Nella A2 di Bolzano arriva con il patentino da martello: qual è il mestiere preferito? “Sono due cose diverse e altrettanto belle. Certo fare punti, finalizzare un’azione è appagante, mentre da libero solitamente ti notano solo quando sbagli… Un po’ come il portiere nel calcio, che però è un ruolo fondamentale proprio come il libero”.

Come si diventa libero già a 15 anni? “All’epoca facevo la spola tra le giovanili, la D e la prima squadra. Il primo allenatore a vedere in me un potenziale libero fu Armando Martens e subito dopo Luciano Pedullà. Oggi purtroppo secondo me le cose sono cambiate, non si investe più nella formazione del libero e si preferisce riconvertire qualche schiacciatore piuttosto che specializzare un giovane”.

Come si arriva da Collecchio a Bolzano? “Allora, premetto che già in occasione della partita di campionato che abbiamo giocato a Bolzano mi era piaciuta la società. A fine gara avevo anche scambiato due chiacchiere con il presidente Rudy Favretto e l’allenatore Fabio Bonafede. Nulla di che, però ho sentito subito che c’era un bel clima, quella genuinità che io cerco sempre nello sport. In estate il mio procuratore ha tenuto i contatti e io ho accettato ancora prima di sapere se avrei giocato in A2: in Alto Adige ci sarei venuta anche in B1”.

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